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La salita perfetta di Garzelli a Plan de Corones

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Questo articolo è stato pubblicato il 25 maggio 2010 alle ore 19:47.


Toh, chi si rivede: Stefano Garzelli. Lo davamo per perso e invece, nel giorno forse più difficile, nel Bernabeu della cronoscala di Plan de Corones, il vecchio lupo del gruppo lascia tutti senza fiato salendo queste rampe per alpinisti come se fosse trainato da un invisibile skilift. Fuori dai giochi della classifica, Stefano può azzardare: una salita perfetta, in un budello di tifosi esultanti, che raggiunge il suo apice nello sterrato finale dove gli avversari, per la pendenza, devono cercare di non rotolare indietro.

Sulla cima, dove di solito si scende con gli sci fino a San Vigilio, suona la campana: e Garzelli, in giornata di grazia, chiude in bellezza precedendo Evans di una quarantina di secondi e Ivan Basso di un minuto e dieci. Uno spettacolo. Sullo sfondo brillano le Dolomiti ancora innevate. Ma i corridori hanno bel altro cui pensare. Domani si va a Pejo Terme. E poi sul Gavia e sul Mortirolo dove si deciderà a chi assegnare davvero la maglia rosa. Al momento, con un vantaggio di circa due minuti e mezzo, su Basso ed Evans, resta sulle spalle di Arrojo. Lo spagnolo si è difeso bene, accusando un ritardo su Garzelli non pesantissimo (2.16") . Però il suo gruzzolo si fa sempre più esiguo.


Un'altra giornata da ricordare. E non solo per la vittoria di un altro italiano. È da ricordare anche perché ora, nel Giro, scrematura dopo scrematura, gli aspiranti alla leadership si riducono a una manciata. Anzi a un quartetto. Come i quattro amici al bar.. Se togliamo l'australiano Porte, terzo in classifica, ma già fuori dai giochi, oltre a Basso ed Evans possiamo mettere Sastre e Nibali. Sastre ha un ritardo di quattro minuti, ma ieri si è preso una legnata pesantissima (+4'31"). Sembra stanco e senza più voglia di lottare. Ma resta un osso duro. Quanto a Nibali, quinto in classfica a 5 minuti da Arrojo, non ha nulla da perdere. Dopo l'exploit di Asolo può fare quello che vuole. Basso è il capitano, con oneri e onori. Nibali è l'asso nella manica, il jolly che spariglia. Una situazione perfetta che lo scarica dalle responsabilità dandogli la possibilità di sparare a sorpresa le sue cartucce.


Quella di Basso, invece, è una marcia progressiva. La cronoscalata, diciamolo, non è il suo forte. Ivan è legnoso, regolare, poco a suo agio in queste rampe da mountain bike. Giocando fuori casa ha comunque limato ad Arrojo un altro minutino, un altro piccolo pezzo di strada verso la maglia rosa. Dovrà stare molto attento però a Cadel Evans. Il canguro iridato, anche se non ha una squadra affidabile, continua a sorprendere. Sia per agilità che per resistenza. È un regolarista, ma quando vuole ha anche il guizzo vincente. Insomma, farà sudare sette camicie. Ma questo Basso, definitivamente uscito dal suo personalissimo purgatorio sullo Zoncolan, sembra un corridore rinato. E negli occhi gli è tornata la voglia matta di essere un Campione con la c maiuscola.

Tags Correlati: Cadel Evans | Ivan Basso | Pejo | Sastre | Sport | Stefano Garzelli

 

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