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Questo articolo è stato pubblicato il 27 maggio 2010 alle ore 18:32.
Sfogatevi pure, ragazzi, che adesso si fa sul serio. A Brescia, ultima occasione per gli spinter prima del giudizio delle montagne, vince in volata il tedesco Andre Greipel, un gigantone che inseguiva il successo fin dall'Olanda. Esce il sole e spunta Greipel. Lo fa di potenza, emergendo dal solito mucchio selvaggio che, poco prima, era riuscito a vanificare la lunga fuga di Kaiser e Marangoni, sfortunati cacciatori di tappa nel giorno sbagliato.
Eccoci al dunque, quindi: la severa Giuria delle Grandi Montagne è pronta ad emettere la sua sentenza. Una sentenza, come è noto, quasi sempre inappellabile.
Soprattutto in questo caso dove per due giorni si andrà su e giù come in un ascensore. La prima, da Brescia all'Aprica (2 volte), passando per il mitico Mortirolo. La seconda, sabato, da Bormio a Ponte di Legno transitando per il Gavia (m. 2618), la cima Coppi di questo Giro. Due esami che non concedono giustificazioni. Anche perché, oltre alle già naturali difficoltà, si aggiungono le varianti del meteo. Un meteo che, soprattutto per sabato, non promette nulla di buono. Pioggia e freddo di sicuro, neve si vedrà, anche se i Giuliacci del Giro non lo escludono a priori visto che, in caso di mal parata , è pronto un piano di emergenza. Al posto che salire sul Gavia, infatti, si scalerebbe per la seconda volta il Mortirolo ma da un versante diverso da quello di venerdì. In questo caso, forse, si avvantaggerebbe Basso perché questa discesa, rispetto a quella del Gavia, è più morbida.
Le discese, in questo carosello, sono importanti come le salite. Basso, si sa , non è un fenomeno. Quindi deve tenerne conto. Soprattutto nella sfida con Cadel Evans, agile mountain biker come Nibali. La partita è complicata. Per prima cosa Basso deve recuperare quasi due minuti e mezzo sulla maglia rosa, Arrojo, che pur venendo dalla Mancia non è un Don Chisciotte. Atleta di fondo, uomo di fiducia di Pereiro e Valverde, lo spagnolo è anche discreto scalatore. Non forte come Basso, però resta un osso duro. Per lasciarlo indietro, quindi, Ivan deve fare come sullo Zoncolan: cercando di non perdere in discesa (soprattutto se piove) quello che guadagna in salita.
Poi c'è Evans che non ha squadra, ma ha gambe e testa. L'australiano, a 3'09" dalla maglia rosa, forse in salita non tiene i ritmi di Basso, però in discesa è più abile e scaltro. A questo punto s'inserisce anche Nibali. Cosa farà Vincenzino? Il suo distacco da Arrojo è maggiore (4'53") però gode di maggior libertà di Basso. Gli farà da fedele scudiero, o s'inventerà qualcosa, magari proprio in discesa? Tutto è possibile, insomma. Anche perché Nibali, dopo l'exploit di Asolo, corre in scioltezza. Ha davanti un grande futuro, e magari, di aspettarlo, non ne ha più voglia . Probabile comunque che tra i due ci sia collaborazione e gioco di squadra. Per incentivarli, la Liquigas ha rinnovato ad entrambi il contratto fino al 2012. A pancia piena si corre meglio e si va più d'accordo.