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Questo articolo è stato pubblicato il 19 maggio 2010 alle ore 12:01.
L'ultima modifica è del 24 maggio 2010 alle ore 17:44.
Il Giro d'Italia parla ancora, e sempre di più, inglese. Nella 10° tappa da Avellino a Bitonto ha fatto il bis (aveva vinto sul traguardo di Utrecht) l'americano Tyler Farrar che si conferma il velocista più forte all'interno del gruppo dove, però, non emergono grandi sprinter: secondo posto per il giovanissimo Fabio Sabatini. Giorno dopo giorno si avvicendano sul podio inglesi, americani, australiani e ieri, al terzo posto, il neozelanese Julian Dean, un'autentica novità nel panorama ciclistico internazionale.
Non deve sorprendere perché i maggiori sponsor delle squadre (Bmc, Sky, Htc-Columbia) provengono dal mondo anglosassone. Paradossalmente sembra di essere tornati ai tempi della guerra fredda: oggi si fronteggiano squadrono americani e formazioni delle repubbliche ex Sovietiche (Astana, Katusha). È sconcertante l'assenza di team italiani, l'unico in competizione con i big è la Liquigas che, però, è una partecipata con una società olandese. Corsa decisamente tranquilla ieri, i corridori non hanno sprecato energia anche in vista della tappa di oggi (molto nervosa e insidiosa) con l'arrivo a L'Aquila. D'altra parte è comprensibile il comportamento "umano" degli atleti perché se questo è ciclismo pulito non si può pretendere che ogni giorno vadano al massimo.