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Questo articolo è stato pubblicato il 12 luglio 2010 alle ore 20:37.
Sbarcherà domani all'esame dell'aula del Senato la manovra da 24,9 miliardi. Dopo il via libera della commissione Bilancio, la parola passa ora all'assemblea di Palazzo Madama che inizierà i lavori domani, per concluderli giovedì con il voto di fiducia. In tutto sono stati presentati circa 1.700 emendamenti (il termine è scaduto oggi alle ore 17). Nessuna richiesta di modifica per ora è stata avanzata dal relatore o dal Governo, che però possono presentarli in aula in qualsiasi momento.
Sta di fatto che il provvedimento arriverà in aula già blindato: un maxiemendamento dovrebbe recepire il testo licenziato dalla commissione venerdì scorso. L'unica modifica attesa è quella annunciata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio,
Gianni Letta, sulla sospensione delle tasse in Abruzzo, che dovrebbe prevedere l'estensione da 60 a 120 delle rate con cui saranno ripresi i versamenti tributari e contributivi nelle
zone colpite dal sisma. Spazi ridotti al lumicino per le modifiche anche a Montecitorio dove l'approdo della manovra è fissato per il 26 luglio. Il decreto scade il 30 luglio e ciò significa che la Camera avrà pochissimo tempo per esaminarlo.
Resta aperto il nodo dei tagli alle Regioni. La modifica introdotta in commissione, che prevede una maggiore flessibilità sui tagli, a saldi invariati, lasciando ai governatori la scelta su come e dove tagliare, e premia le regioni virtuose, non ha convinto i governatori, che si riuniranno in seduta straordinaria mercoledì prossimo. Ogni regione sta facendo un documento dettagliato dal quale si potrà ricavare il peso dei tagli, se tutto resterà invariato. A preoccupare è soprattutto il contraccolpo nel trasporto pubblico locale, che riceverà una sforbiciata di 1,2 miliardi l'anno. Per il presidente della Lombardia, Roberto Formigoni, la partita non è ancora chiusa. «Noi continuiamo a tenerla aperta», ha dichiarato al termine di un incontro con il premier, Silvio Berlusconi.
Altro nodo da sciogliere è quello delle quote latte. Bruxelles ha bocciato l'emendamento approvato che prevede un rinvio a dicembre del pagamento delle rate a carico degli agricoltori per le multe. Contrario alla misura anche il ministro dell'Agricoltura, Giancarlo Galan, che nei giorni scorsi aveva minacciato le dimissioni. Ha suscitato inoltre polemiche l'introduzione all'ultimo momento della norma che estende all'autorizzazione paesaggistico territoriale il silenzio-assenso della conferenza dei servizi.