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Questo articolo è stato pubblicato il 24 luglio 2010 alle ore 09:25.
Si torna al '62, indietro di mezzo secolo, quando l'elettricità fu nazionalizzata. In questo caso, l'elettricità potrebbe essere provincializzata e regionalizzata, ma molte delle grandi centrali idroelettriche dell'Alta Italia si preparano a cambiare padrone: da privato a pubblico. Lo prevede la manovra economica all'esame ora del Senato. Per questo motivo l'Antitrust è intervenuto con una "segnalazione" mandata a governo, parlamento e alle principali regioni "idroelettriche" del nord: si rischia una distorsione pesante della competizione.
I corsi d'acqua sono pubblici e lo stato li "affitta" con una procedura di concessione a chi vuole sfruttarli per produrre corrente elettrica. Al decreto legge "manovra" è stato aggiunto un passo secondo cui le concessioni vengono prorogate di cinque anni, e in un pugno di province dell'Alta Italia di sette anni aggiuntivi (totale: dodici anni) se le società elettriche cedono le dighe a società miste controllate dalle province.
È la quarta volta che un manipolo di parlamentari di rigorosa linea leghista cerca di far passare questa norma: era stato tentato nel "milleproroghe", nel "decreto incentivi" e così via, ma il ritorno delle centrali in mano pubblica era stato respinto per mancanza di sostegno giuridico.
Le società più esposte sono l'Edison, la lombarda A2A, l'Acea di Roma, l'Iren.
Secondo l'Autorità garante della concorrenza e del mercato (cioè l'Antitrust) «il meccanismo delle proroghe per le concessioni nel settore idroelettrico, previsto dalla manovra economica in discussione alla Camera, rischia di avere effetti distorsivi della concorrenza». A parere del garante, bisognerebbe per esempio prorogare solamente alcune concessioni, quelle che scadono quest'anno, e portare tutte le concessioni fino al 2015 (tranne quelle di durata più lunga). Ma ciò che non piace all'Antitrust è soprattutto la super-proroga limitata a Como, Sondrio, Brescia, Verbania e Belluno per le società elettriche disposte a cedere le centrali alle province: un dispositivo che «attraverso il meccanismo delle società miste, risulta fortemente discriminatorio tra operatori localizzati in diversi contesti geografici, con effetti distorsivi e restrittivi della concorrenza in quanto potrebbe rintrodurre fittiziamente una preferenza per il concessionario uscente e gli enti locali».
Le regioni preparano battaglia e con ogni probabilità diverse di loro presenteranno ricorsi, a cominciare da Toscana e Umbria dove ci sono molte concessioni idroelettriche. Molto perplessa potrebbe essere anche la Lombardia, dove e in corso da anni un contenzioso con alcune province. La norma invece piace molto ai valtellinesi: a Sondrio già prefigurano una società mista che rilevi le centrali dell'A2A guidata da Giuliano Zuccoli, valtellinese di Morbegno (come valtellinese è anche Giulio Tremonti).
Anche diverse aziende elettriche sono pronte a far battaglia – non l'Enel, le cui concessioni scadranno tra molti anni – mentre aveva protestato l'Aper, associazione dei produttori di energie rinnovabili.
Le aziende elettriche osservano che c'è anche una delicatezza industriale: le centrali idroelettriche sono preziosissime per il sistema elettrico perché fanno la "modulazione", cioè per la loro semplicità immediata di funzionamento (basta aprire e chiudere le enormi valvole per regolare all'istante la produzione di chilowattora) sono usate per soddisfare le punte di domanda elettrica.
Protesta anche il Pd attraverso il deputato Federico Testa. Il governo, dice, «di fatto nella produzione di energia vuole ritornare alla proprietà pubblica degli impianti, visto che le società a proprietà maggioritaria degli enti pubblici locali potranno godere degli affidamenti diretti da parte degli stessi enti pubblici».
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ACQUA E CENTRALI
Le concessioni
L'utilizzo dei corsi d'acqua, che sono pubblici, è dato dallo stato in concessione.
La manovra
Un emendamento alla manovra dice che tutte le concessioni idroelettriche sono prorogate di cinque anni, e che in alcune province del nord possono essere mantenute per altri sette anni aggiuntivi se le centrali vengono cedute
a società miste costituite
dalle province.
Le aziende più esposte
Le società elettriche più esposte sono l'Edison (che ha molte dighe sulle Alpi), l'A2A (soprattutto in Valtellina), l'Acea e l'Iren (soprattutto in Piemonte).
La "modulazione"
Le centrali idroelettriche forniscono al sistema elettrico italiano la corrente "di punta" per i momenti di maggiore domanda di energia.
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