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Questo articolo è stato pubblicato il 11 dicembre 2010 alle ore 08:11.
Tiburtina, la stazione dei record. Sarà il primo scalo di nuova generazione legato all'alta velocità, l'evoluzione della specie dopo Termini e Milano Centrale. Sarà la piazza più grande di Roma, il centro commerciale più frequentato, un nuovo attrattore urbano nel cuore della capitale, un fondamentale nodo di scambio per i passeggeri con Alta velocità, treni regionali, metro, bus, pullman di lunga percorrenza. Cose mai viste in Italia per concezione e dimensioni. Un integratore di servizi che per allora si spera avranno fatto tutti (compresi quelli per i pendolari) un salto di qualità.
Anche la realizzazione viaggia a ritmi serrati, siamo al 70%, dopo un avvio faticoso. L'inaugurazione di ieri è solo uno dei tanti tagli di nastri all'italiana, utile al premier per dare i numeri su programmi infrastrutturali più inceppati che sbloccati: l'atrio inaugurato è una piccola cosa, ma ha valore urbanistico, perché visualizza un altro merito della nuova Tiburtina, stazione-piazza-cerniera a doppia faccia fra la Nomentana e Pietralata, l'area ferita dal progetto mai decollato dello Sdo dell'Italstat di Ettore Bernabei. Tiburtina, con le sue cubature del terziario, sarà il «piccolo Sdo», come disse Walter Tocci, vicesindaco della giunta Rutelli con il pallino e le deleghe della mobilità. Fu quella giunta a decretare con realismo la fine del sogno del «grande Sdo», ora che lo sviluppo urbano della città è tutto fuori del grande raccordo anulare: fu lì che si scelse di fare di Tiburtina l'erede piccolo di quel sogno grande, con realismo, con una trattativa estenuante con il numero uno delle Fs di allora, Lorenzo Necci. Mauro Moretti ha poi dato gambe e benzina a quel progetto, anche grazie al concorso di architettura vinto da Paolo Desideri e dallo studio Abdr. Un po' di buona architettura dentro Roma, il segno di una svolta nel rapporto con l'architettura che si è poi arenata e sgonfiata prima ancora del cambio di colore della giunta capitolina.
«Da oggi sarà possibile entrare in stazione dai due fronti, Pietralata e Nomentano – spiega Desideri – e il transito potrà avvenire attraverso un tunnel sotterraneo. A regime, dalla prossima estate, l'accesso ai treni sarà possibile dal grande ponte pedonale e per l'uscita, più rapida, si continuerà a preferire il tunnel interrato».
Restano per Fs due dilemmi: come sarà valorizzato il patrimonio e come saranno gestiti i 10mila metri quadrati di spazi commerciali. Soluzioni a breve: per il primo la costituzione di un fondo immobiliare cui parteciperà probabilmente un importante partner privato, per il secondo l'affidamento a Grandi Stazioni che potrà esercitare il proprio diritto di prelazione a valle di una regolare gara.
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