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Questo articolo è stato pubblicato il 01 febbraio 2011 alle ore 16:18.
Il problema è che più della metà di queste uscite è a favore dell’educazione, della scienza, della tecnologia e delle infrastrutture, le stesse aree che secondo Obama devono essere rafforzate. Dopo aver quindi sottolineato agli americani quanto gli investimenti pubblici siano fondamentali per la crescita moderna, ha poi promesso di congelare quegli stessi fondi per i prossimi cinque anni!
E’ vero che i politici cambiano spesso i loro messaggi da un discorso all’altro, ma raramente si contraddicono in modo così evidente all’interno dello stesso discorso. Questa contraddizione sottolinea la natura triste e autodistruttiva delle politiche di bilancio statunitensi degli ultimi 25 anni e, molto probabilmente, degli anni a venire. Da un lato il governo statunitense deve investire di più per promuovere la competitività economica, dall’altro le tasse statunitensi sono perennemente troppo basse per sostenere il livello necessario di investimenti pubblici.
La realtà fiscale è stata dolorosamente presentata due giorni dopo il discorso di Obama in una nuova ricerca del Congressional Budget Office (CBO) secondo cui il deficit di bilancio di quest’anno arriverà a circa 1,5 trilione di dollari, una somma quasi inimmaginabile persino per un’economia pari a quella statunitense. Con una percentuale quasi pari al 10% del PIL, il deficit ha accumulato una tale montagna di debiti da rappresentare una grave minaccia per il futuro dell’America.
Il CBO ha poi sottolineato che l’accordo per la riduzione delle tasse concluso a dicembre tra Obama e l’opposizione repubblicana determinerà, deliberatamente, un aumento vertiginoso del deficit. La fine del 2010 doveva rappresentare la scadenza di una serie di tagli alle tasse iniziati da George W. Bush. Obama ed i repubblicani hanno invece deciso di portare avanti queste riduzioni per almeno altri due anni (e probabilmente oltre), riducendo quindi le imposte sul reddito di 350 miliardi di dollari quest’anno e nel 2012. D’altra parte, le riduzioni delle imposte per gli americani più ricchi facevano parte del pacchetto.
La verità sulla politica americana è piuttosto semplice. La politica chiave dei leader di entrambi i partiti è rappresentata dalle riduzioni delle tasse, in particolar modo a favore dei ricchi. Entrambi i partiti politici e la Casa Bianca preferiscono ridurre le tasse piuttosto che investire nell’educazione, nella scienza e nella tecnologia e nelle infrastrutture. Il che si spiega facilmente: i ricchi finanziano le campagne politiche ed entrambi i partiti vogliono soddisfare i loro desideri.
Ne risulta che il totale delle imposte sul reddito in America, quale quota del reddito nazionale, è tra i più bassi di tutti i paesi ad alto reddito, ovvero circa il 30% rispetto al 40% dell’Europa. Ma il 30% del PIL non è sufficiente a coprire i bisogni legati alla sanità, all’educazione, alla scienza e alla tecnologia, alle infrastrutture e ad altre responsabilità fondamentali del governo.
Un’area di bilancio che può e dovrebbe essere ridotta è la spesa militare. Ma anche se si dovesse ridurre l’eccessivo budget militare americano (ed i politici di entrambi i partiti si oppongono a questa soluzione), ci sarebbe comunque bisogno dell’introduzione di nuove tasse.
Le conseguenze economiche e sociali di una generazione di riduzione di tasse sono evidenti. L’America sta perdendo la sua competitività internazionale, sta trascurando i poveri (un bambino americano su cinque vive in povertà) e lasciando una montagna di debiti ai più giovani. Nonostante la retorica di alto livello dell’amministrazione Obama, le sue proposte sulla politica fiscale non mostrano un serio tentativo di affrontare i problemi in modo adeguato. Per farlo, dovrebbe ricorrere ad un aumento delle tasse e purtroppo, come ha imparato George H. W. Bush nel 1992, non è un buon modo per essere rieletto.
Jeffrey D. Sachs è professore di economia e direttore dell'Earth Institute presso la Columbia University. E' anche consulente speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio.
Copyright: Project Syndicate, 2011.www.project-syndicate.orgTraduzione di Marzia Pecorari
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