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Questo articolo è stato pubblicato il 22 febbraio 2011 alle ore 16:26.

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LOS ANGELES – In una recente , il segretario al Tesoro americano Tim Geithner ha reso nota la sua visione sulla crescita economica mondiale e sul ruolo del settore finanziario americano. Si tratta di una visione profondamente allarmante, che si traduce in un’enorme scommessa al buio per il futuro dell’economia americana – e che lascia intendere come Geithner sia l’ultimo alto funzionario pubblico sulla faccia della Terra alla mercé dell’ideologia egoistica delle grandi banche.

Geithner sostiene che il mondo sia in procinto di attraversare una fase di forte financial deepening, dovuta alla crescente domanda di prodotti e servizi finanziari da parte dei mercati emergenti. Pensa, ovviamente, ai paesi a medio reddito come India, Cina e Brasile. E ha ragione ad enfatizzare il fatto che tutti questi paesi abbiano fatto dei giganteschi progressi e ora offrano grandi opportunità a una borghesia in crescita, che intende accumulare risparmi, contrarre prestiti con maggiore facilità (per investimenti produttivi, acquisti di immobili, istruzione e altro) e, più in generale, livellare i consumi.

Poi Geithner fa un salto nel buio. Vorrebbe che le banche americane assumessero il comando dello sviluppo finanziario di tali paesi. Vale la pena riportare di seguito parte del suo discorso:

Non mi entusiasma … cercare di limitare l’importanza relativa del sistema finanziario nella nostra economia a riprova della riforma, perché dobbiamo pensare al fatto che operiamo in un mondo più ampio…È la stessa cosa per Microsoft o per qualsiasi altra società. Vogliamo che le aziende americane ne traggano vantaggio…Ora, le società finanziarie sono diverse a causa dei rischi, che però si possono contenere con la regolamentazione.

Sono tre i problemi legati a questa visione. Innanzitutto, Geithner tralascia tutto ciò che sappiamo sul modello di sviluppo finanziario diffuso nel mondo. È raro che i sistemi finanziari si sviluppino senza grandi crisi. In effetti, l’esperienza delle ultime decadi conferma quello che avrebbe dovuto essere ovvio da secoli: man mano che i paesi crescono e accumulano risparmi, sono sempre più inclini al collasso finanziario. Considerata l’intensa esperienza anti-crisi messa in atto a livello internazionale da Geithner al Tesoro statunitense, al Fondo monetario internazionale, alla New York Federal Reserve, il suo essere così naïf su questo punto lascia semplicemente di stucco.

In secondo luogo, Geithner presume che i rischi delle più grandi aziende americane possano essere contenuti attraverso la regolamentazione, mentre noi sappiamo che è esattamente il contrario. Anche secondo i più convinti sostenitori della riforma Dodd-Frank, tale legislazione avrebbe solo dato inizio a una riduzione degli incentivi per le principali istituzioni finanziarie che assumevano grandi rischi. Osservando l’effetto combinato della nuova normativa, oltre ai deboli requisiti sul capitale fissati con Basilea III e l’approccio hands-off" già segnalato dal Financial Stability Oversight Council (che Geithner presiede), è difficile credere che qualcosa sia davvero migliorato.

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