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Questo articolo è stato pubblicato il 02 marzo 2011 alle ore 06:41.

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Il decreto sulle fonti rinnovabili d'energia non è chiuso; sarà presentato domani al consiglio dei ministri; quello degli 8mila megawatt di fotovoltaico è un obiettivo, non un tetto. Lo ha detto ieri Stefania Prestigiacomo, ministro dell'Ambiente. In disaccordo con l'ipotesi di vincoli attribuita al ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, ci sarebbe non solamente l'Ambiente ma anche il ministero dell'Economia. E poi le imprese: l'ipotesi di un tetto alla quota di energia pulita ha generato le proteste di imprese e associazioni industriali. Il sospetto di molti è che le fonti rinnovabili siano percepite come antagoniste del piano nucleare del governo, in una soluzione aut-aut invece che in affiancamento e sostegno reciproco, e le politiche contro le fonti pulite di energia sottendano un disegno per favorire un segmento a scapito dell'altro.
È nettissima Prestigiacomo: «Rispetteremo l'impegno europeo al 2020 di arrivare a una percentuale del 17% di energia prodotta da fonti rinnovabili. Non c'è un tetto degli 8mila megawatt. Abbiamo verificato però un forte incremento del fotovoltaico mentre invece si è fermato l'eolico e quindi è necessario rivedere questa strategia. Gli incentivi non potranno che essere confermati».
Le associazioni di settore. Il presidente dell'Assosolare, Gianni Chianetta, dice che il decreto «costituirebbe la fine del fotovoltaico». E Flavio Sarasino della Federpern intravede «un'insostenibile crisi economica» per le piccole e piccolissime centrali idroelettriche. Dice l'Asso Energie Future che «l'industria dell'eolico e del fotovoltaico impiega in Italia 42mila addetti e centinaia di migliaia di lavoratori nell'indotto».
Organizzazioni e istituzioni. «Quando si lancia un piano di incentivi si dovrebbe subito stabilirne la durata e la conclusione. Ma sappiamo che ci sono problemi oggettivi di risorse, e le misure a sostegno delle fonti rinnovabili non potranno durare sempre», osservava ieri il presidente dell'Assolombarda, Alberto Meomartini. E Aurelio Regina (Unindustria Roma) aggiunge che vanno «corrette le distorsioni al mercato e al tempo stesso sia salvaguardato lo sviluppo del settore». L'Assilea (l'associazione delle società di leasing) è preoccupata per i contratti in corso con i clienti "fotovoltaici" . Giorgio Guerrini di Rete Imprese Italia (Confartigianato): «Ci saranno effetti negativi per le imprese». Preoccupati i sindacati Cgil e Filctem Cgil. E Leonardo Simonelli (Camera di commercio italiana in Inghilterra) durante Ecobuild aggiunge che «gli investimenti devono continuare».
Imprese del settore. «L'industria fotovoltaica italiana – afferma Marco Tecchio, Elettronica Santerno (gruppo Carraro) – sta giocando una partita di espansione all'estero con benefici anche per tutto il sistema Italia. Per continuare in questo processo ha bisogno di un mercato domestico sano e competitivo, con prospettive e stabilità normative». Marco Giorgi (Kerself e Avelar) aggiunge che il progetto di decreto «compromette l'equilibrio». «Ci troviamo di fronte alla terza modifica in tre anni sul sostegno alle rinnovabili», interviene Andrea Marini (Iess). «Verrebbe a crearsi, di fatto, una situazione critica», dice Aldo Meneghelli della Sharp Italia, che ha investito nella produzione di pannelli solari. Paolo Rocco Viscontini (Enerpoint) aggiunge che «nessun'altra tecnologia energetica è in grado di raggiungere simili obiettivi in così breve tempo e con così ampio consenso popolare». Marco Roveda, fondatore di LifeGate: «È il momento culminante di una campagna di disinformazione». Refeel: il decreto ha anche un contenuto «considerato anticostituzionale». Enrico Cappanera (Energy Resources): «La campagna mistificatoria finora svolta contro l'energia pulita ha raggiunto l'obiettivo».
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