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Questo articolo è stato pubblicato il 03 marzo 2011 alle ore 09:18.

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«La prima cosa che farei se venissi eletto? A Santa Margherita Ligure direi: "Noi industriali ci impegniamo. A fare"». Così Davide Canavesio, 39enne presidente del gruppo dei giovani imprenditori dell'Unione industriale di Torino, ha lanciato ieri a Milano la propria candidatura alla presidenza dei giovani imprenditori di Confindustria per il triennio 2011-2014, per la successione a Federica Guidi.

Canavesio sarà in "ticket" con Jacopo Silva, presidente del gruppo giovani imprenditori di Confindustria Padova, che si occuperà di coordinare il team, composto anche dal pugliese Dario Polignano, dal lombardo Gianmarco Gabrieli e dal laziale Stefano Commini, insieme a Silva candidati alla vice presidenza, e da Sebastiano Caffo, Albero Parma e Beatrice Garofoli, candidati al comitato di presidenza.
L'altro candidato alle elezioni del prossimo 29 aprile sarà Jacopo Morelli, attuale presidente del Gruppo giovani imprenditori di Confindustria Firenze. Il programma di Canavesio, amministratore delegato del gruppo Saet, si articola su quattro punti principali: l'apertura internazionale; il coinvolgimento dei singoli associati, con il contributo delle diverse classi merceologiche dei giovani imprenditori al lavoro del gruppo; l'attenzione ai valori dell'imprenditorialità, e infine la conquista, da parte dei giovani imprenditori, di spazi e compiti precisi.

Il gruppo dell'imprenditore piemontese, se verrà eletto, ha già dichiarato di voler delineare e scrivere un piano strategico e industriale per l'Italia che guardi ai prossimi 30 anni: questo piano poi verrà consegnato al parlamento. «Il primo tema da affrontare – ha sottolineato Canavesio – è quello del lavoro, non a caso presente anche nel primo capitolo della Costituzione». E Silva sottolinea: «è il lavoro che è al centro di valori di cui essere orgogliosi. Proprio dal lavoro deriva la capacità di progettare sul lungo periodo».
Per Canavesio, inoltre, «noi italiani dobbiamo tornare a guardare al mondo, e smetterla di essere "ombelicocentrici"». In particolare, sottolinea, «occorre che finalmente nel nostro paese si inizi a parlare degli obiettivi dei prossimi decenni. Ora, siamo come su una zattera dove ci si contende l'ultima scatola di fagioli, invece che stabilire la rotta. Compito di noi giovani industriali è dare un contributo per definire il futuro del nostro paese».

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