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Questo articolo è stato pubblicato il 09 marzo 2011 alle ore 06:41.

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Nascono in un sottoscala o in un capannone senza molti fronzoli, in molti casi al risparmio su tutto tranne che sulla creatività. Ci mettono il doppio del tempo e della fatica a crescere e ad imporsi, colpa della logistica inesistente, delle infrastrutture assenti, di un sistema creditizio che c'è e non c'è, della burocrazia in qualche caso criminogena e, non ultima, dell'inevitabile condizionamento della criminalità organizzata. Ma nonostante tutto le imprese meridionali sembrano rappresentare una componente sempre più importante del sistema produttivo al punto da determinare nel 2010 il saldo positivo con la migliore percentuale dal 2006: più 1,2% (72.530 unità) rispetto all'anno precedente (dati Movimprese 2010). Questo dato è dovuto alla ripresa delle nuove iscrizioni, risultate pari a 410.736 unità (miglior risultato degli ultimi tre anni) e al contemporaneo rallentamento del flusso delle cessazioni, pari a 338.206 unità (il valore più contenuto degli ultimi quattro anni). Ma soprattutto questa crescita è localizzata in modo più accentuato nel Centro e nel Sud. Le due aree, a fronte di uno stock delle proprie imprese che a inizio 2010 era pari al 54% di tutte le imprese italiane, hanno infatti determinato il 62,8% della crescita totale dell'anno. In termini assoluti, la circoscrizione che ha dato il maggior contributo (24.848 unità in più) al saldo positivo delle imprese è stata quella del Sud e Isole. Seguono il Centro (+ 20.702 imprese), il Nord-Ovest (+19.226) e il Nord-Est (+7.754).

«Il dato - spiega Carlo Trigilia, ordinario di Sociologia economica a Firenze - è di per sè positivo. Lo è sempre quando nascono nuove imprese. Tuttavia bisogna stare attenti nell'interpretarlo in modo corretto, verificando se dietro queste nuove imprese c'è un progetto solido, un business plan affidabile». L'idea di Trigilia è infatti che la nascita di nuove realtà può sì essere un segnale di vitalità ma può altresì essere l'altra faccia di un mercato del lavoro immobile. «In una situazione di sostanziale blocco del lavoro dipendente i giovani cioè scelgono la strada del lavoro autonomo». Una conferma indiretta arriva dall'analisi dei settori: se infatti soffre il manifatturiero, a determinare un ampliamento della base imprenditoriale sembrano contribuire commercio e turismo, ovvero "servizi di ristorazione e alloggio". Per Carlo Dell'Aringa, professore di Economia politica alla Cattolica di Milano, è interessante nella misura in cui, in attesa di altre verifiche, è il primo indicatore in controtendenza per il Sud, che potrebbe ora beneficiare di una sorta di effetto rimbalzo e segnare così il primo recupero di posizioni. «Questi numeri - spiega Luca Bianchi, vicedirettore dello Svimez - smentiscono il luogo comune sull'assenza di vitalità dell'imprenditoria meridionale. Il problema casomai è un altro: la difficoltà maggiore delle imprese del Mezzogiorno non è arrivare sul mercato ma restarci». Per Bianchi infatti la dinamicità delle imprese meridionali è confermata anche in una fase di crisi come l'attuale, i nodi da risolvere riguardano piuttosto la loro fragilità, vale a dire la loro durata, e la classe dimensionale.

«Sono imprese ancora troppo piccole e per questo non riescono ad incidere sul totale dell'economia meridionale - dice Bianchi -. Se andiamo ad analizzare i numeri vediamo che con questa crisi hanno ceduto spesso le imprese più strutturate, mentre sul fronte opposto le nuove aziende che vengono aperte sono realtà certamente interessanti ma micro».

I NUMERI410.736
Le nuove iscrizioni

Il totale delle nuove iscrizioni su tutto il territorio è così ripartito: 132.634 Sud e Isole; 90.752 Centro; 77.281 Nord Est; 110.069 Nord Ovest. In termini percentuali: in totale la crescita nazionale è stata dell'1,19%, dell'1,24% per il Sud, dell'1,62% per il Centro, dello 0,65% per il Nord Est, dell'1,20% per il Nord Ovest.

338.206
Le cessazioni

Le cessazioni sono così divise: 107.786 per il Sud, 70.050 per il Centro, 69.527 per il Nord Est, 90.843 per il Nord Ovest.

7.279
Le regioni

Dopo Lombardia (14.233) e Lazio (12.477) le regioni con i migliori risultati sono la Campania con 7.279 nuove iscrizioni, la Puglia (5.170). Seguono la Toscana (4.931) e la Sicilia (4.527).

50.509
La forma giuridica

La forma più usata è la società di capitali, seguono le ditte individuali (13.291).

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