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Questo articolo è stato pubblicato il 10 marzo 2011 alle ore 07:43.

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Il web made in France spinge il Pil (AFP Photo)Il web made in France spinge il Pil (AFP Photo)

PARIGI - Quanto vale internet? Qual è il suo impatto sull'economia? McKinsey ha provato a rispondere a queste domande almeno per quanto riguarda la Francia, mettendo però a punto una metodologia che potrebbe consentire un'analoga misurazione in altri paesi, con un rapporto presentato ieri a Bercy insieme al ministro dell'Industria (e dell'Economia digitale) Eric Besson.
Secondo lo studio, internet ha rappresentato 60 miliardi nel 2009 (cifra pari al 3,2% del Pil) e 72 (3,7% del Pil) nel 2010. E il suo contributo alla crescita è sempre più importante. Viene infatti stimato nel 10% se si prendono in considerazione gli ultimi 15 anni, da quando cioè il web ha cominciato a esistere veramente nella vita - delle persone e delle imprese - di tutti i giorni. Ma sale al 20% tra il 2006 e il 2009 e al 25% tra il 2009 e il 2010: in sostanza un quarto della crescita dell'anno scorso è direttamente imputabile alle imprese dell'economia digitale o alle attività internet delle aziende "generaliste" dal punto di vista tecnologico.

Abbastanza impressionanti sono anche le cifre relative all'occupazione: 1,15 milioni di persone nel 2010, il 4% della popolazione attiva. Un numero che McKinsey ottiene sommando i 700mila posti diretti di persone che lavorano nelle attività internet (un quarto della creazione complessiva di lavoro degli ultimi 15 anni), i 300mila indiretti che lavorano grazie all'esistenza di internet (per esempio chi trasporta beni acquistati con l'e-commerce) e i 150mila posti "indotti" di chi vende in forma tradizionale prodotti che sono stati individuati, scelti, selezionati sul web (acquisti che McKinsey stima in 28 miliardi nel 2010).
Cruciale l'effetto internet sulle imprese: secondo il rapporto, che si è concentrato in particolare sulle Pmi, le aziende «a forte intensità web» hanno un tasso di crescita e una quota di export doppi rispetto a quelle che utilizzano meno la Rete. La quale dimostra di essere un formidabile acceleratore di sviluppo.

Ci sono infine i 10 miliardi "risparmiati" dai navigatori: 7 per l'utilizzo di servizi gratuiti grazie alla pubblicità e 3 per il minor costo medio dei prodotti acquistati in Rete.
Quanto alle prospettive, i margini di crescita sono enormi. Basti pensare, come risulta da uno studio Ocse sul tasso di penetrazione internet calcolato utilizzando 17 indicatori, che la Francia è solo al 17° posto (con il 58%) di una classifica guidata dalla Danimarca (83%) e chiusa dalla Turchia (13%). La Gran Bretagna è al quarto posto e la Germania al tredicesimo. L'Italia, con il 27%, è al ventisettesimo, lontana dalla media Ocse (47%). Stando al trend attuale, nel 2015 il valore di internet in Francia sarà di 130 miliardi, cioè il 5,5% del Pil, con la creazione di altri 450mila posti di lavoro. Ma se lo stato, incrementando l'utilizzo del web da parte delle proprie amministrazioni e incentivandone la diffusione tra le imprese (solo il 50% ha un vero sito internet), riuscirà a imprimere un maggiore dinamismo, la prospettiva è che la ricchezza prodotta possa raggiungere nel 2015 i 160 miliardi.

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