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Questo articolo è stato pubblicato il 09 marzo 2011 alle ore 06:39.

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ROMA
È pronta la nuova versione dello Statuto delle imprese. Ieri è arrivato l'accordo in commissione Attività produttive alla Camera: la proposta di legge si presenterà la settimana prossima all'esame dell'Aula in una forma più snella, 18 articoli anziché 23, in attesa di essere integrato da nuovi emendamenti per recepire alcuni contenuti del ddl annuale sulle Pmi preparato dal ministero dello Sviluppo.
Dopo uno stop di cinque mesi si tenta dunque un'accelerazione. Recependo le osservazioni delle varie commissioni, escono dal testo la delega al governo sulla riforma fiscale, l'Agenzia per le piccole e medie imprese (verrà sostituita da Mister Pmi), le misure in campo fallimentare. Stralciata anche la norma di indirizzo per favorire misure di vantaggio per i giovani, le donne e le aree svantaggiate del paese, concetti che dovranno far parte invece del riordino degli incentivi all'industria che il governo, dopo aver fatto scadere la delega, è costretto a recuperare in un prossimo provvedimento. Restano, ma in forma più soft, le misure a tutela delle piccole e medie imprese sui pagamenti della pubblica amministrazione. Viene infatti eliminata la possibilità per queste ultime di compensare tra crediti e debiti, per il resto è prevista una delega al governo per introdurre un sistema di diffide e sanzioni nei casi di ritardato pagamento o mancato versamento degli interessi moratori e per dotare l'Antitrust, a sua volta, del potere di comminare sanzioni per comportamenti illeciti messi in atto da grandi aziende e da pubbliche amministrazioni.
Si va avanti anche con il pacchetto per tutelare le pmi negli appalti pubblici, con la relativa suddivisione in lotti. Per i "piccoli" dovrebbe inoltre scattare la possibilità di partecipare alle gare di appalto e alla forniture presentando autocertificazioni per l'attestazione di requisiti di idoneità. L'articolo 4 specifica invece che le associazioni di categoria sono legittimate a proporre azioni in giudizio sia a tutela di interessi relativi all'intera categoria sia di quelli «omogenei relativi solo ad alcuni soggetti». Si prevedono poi test di impatto della regolazione sulle pmi; criteri di gradualità e proporzionalità in occasione dell'introduzione di nuovi adempimenti; a favore dei "piccoli" una riserva minima del 50% degli incentivi di natura automatica o valutativa (sono esclusi quelli erogati dopo negoziazione e destinati a investimenti di entità più elevata). «Sono soddisfatto perché – commenta il relatore, Enzo Raisi (Fli) – con una impostazione bipartisan i risultati arrivano».
L'attuale versione del testo potrebbe comunque subire ancora qualche correzione entro domani. È il caso dell'istituzione di una commissione bicamerale dedicata alle micro, piccole e medie imprese, uno dei punti criticati dalla Conferenza delle regioni che teme un'indebita invasione di campo. Nel suo parere, la Conferenza sottolinea che «lo Statuto entra in una materia demandata alla potestà regionale ai sensi del titolo V della Costituzione» e respinge i «tentativi di ampliare i limiti della competenza legislativa statale e di aggirare la potestà regionale in materia di pmi». Una mina che andrà disinnescata per non far sì che lo Statuto si areni ancora.
Il testo, nato da una proposta di legge con primo firmatario Raffaello Vignali (Pdl), può contare su un consenso bipartisan. Lo stesso Vignali dovrebbe presentare un emendamento per istituire ufficialmente la figura di Mister Pmi (designato Giuseppe Tripoli) e un tavolo permanente con le principali organizzazioni imprenditoriali.
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