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Questo articolo è stato pubblicato il 13 marzo 2011 alle ore 08:14.

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ExpoExpo

«Alla prossima assemblea dei soci proporrò di trasformare Expo 2015 Spa - afferma Guido Podestà, presidente della provincia di Milano -. Non si può andare avanti con una società che deve essere ricapitalizzata ogni anno. La soluzione potrebbe essere l'istituzione di un'agenzia, sull'esempio di quanto fatto a Torino per le Olimpiadi ma ci sono anche altre vie».
Expo 2015, la società creata per organizzare l'esposizione universale che si svolgerà a Milano tra quattro anni, ha autonomia finanziaria fino alla fine del mese.

Il 22 febbraio il suo cda ha dovuto convocare l'assemblea dei soci perché, esauriti i fondi del 2010 e in attesa di quelli del 2011, era stato eroso più di un terzo del capitale sociale che ammonta a 10,1 milioni di euro. L'assemblea dei soci per la ricapitalizzazione è prevista domani in prima convocazione, ma nessuno si presenterà all'appuntamento. Il vero rendez vous sarà lunedì 21, quando è prevista la seconda convocazione ma i margini di tempo saranno veramente ridotti.
Per l'anno in corso la società ha previsto un budget di 110 milioni per coprire le spese di funzionamento e gli investimenti da fare sul sito espositivo. Finora nessun socio ha versato quanto dovuto e l'esito dell'assemblea di lunedì 21 è tutt'altro che scontato. Il presidente Podestà da più di un mese va ripetendo che a causa dei vincoli del patto di stabilità non sarà in grado di garantire gli otto milioni di euro a suo carico. «Verseremo di meno» conferma, quanto di meno però non lo precisa. Il comune di Milano, da cui si attendono poco più di 14 milioni, non ha ancora approvato il bilancio 2011 e quindi anche volendo non può contribuire. Il previsionale dovrebbe essere licenziato domani, ma dopo 29 sedute di consiglio consumate senza successo, non è detto che l'obiettivo venga raggiunto.
Quanto alla camera di commercio (8 milioni scarsi), «nell'ultima giunta – afferma il segretario generale Pier Andrea Chevallard – il nostro ente ha deliberato il contributo delle spese previsto per il 2011. Ma mentre nel 2010 abbiamo versato le nostre quote appena sono state richieste dalla società, quest'anno ci orienteremo in linea con i versamenti degli altri soci». Un chiaro riferimento a quanto avvenuto l'anno scorso, con alcuni soci che hanno assolto il loro dovere in autunno inoltrato. Inoltre, precisano dall'ente, come aveva recepito il dossier di candidatura, la camera di commercio non può investire in opere di infrastrutturazione dell'area. Ma poiché l'esposizione universale richiede grandi spese per preparare il sito, la posizione della Cdc in futuro potrebbe generare ulteriori problemi. Anche la regione (14,79 milioni) ha già deliberato il suo contributo ma attende le mosse degli altri prima di aprire il portafoglio. Infine non è ancora emersa la posizione del ministero, chiamato a staccare l'assegno più consistente (64,6 milioni di euro).

Così, quella che dovrebbe essere una macchina da corsa, deve fare i conti con un serbatoio quasi sempre in riserva e il clima di incertezza influisce sull'attività della società: non si hanno notizie delle quattro gare per un valore di 6,5 milioni di euro che sarebbero dovute partire nei primi due mesi dell'anno e a maggio sarà la volta dei bandi per i primi interventi sulle aree espositive. Ma senza copertura finanziaria tutto rischia di fermarsi.
Mentre Podestà ipotizza di cambiare pelle a Expo 2015, negli ambienti milanesi si fa avanti anche l'ipotesi di cercare altrove i fondi necessari, dato che in futuro le difficoltà dei soci a coprire il budget previsto probabilmente aumenteranno. Tra le soluzioni possibili c'è il ricorso alla Banca europea per gli investimenti, che nel 2009 aveva già dato la sua disponibilità e che, sempre per citare l'esperienza olimpica, a Torino aveva finanziato alcuni interventi. Una soluzione che non dispiace alla regione, ma che richiede idee chiare e progetti economicamente sostenibili per il dopo manifestazione.

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