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Questo articolo è stato pubblicato il 15 marzo 2011 alle ore 19:28.

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I tempi d'oro degli slogan ad effetto, dei passaggi pubblicitari e della cieca fiducia dei clienti sembrano lontanissimi. "Provare per credere" ripeteva il venditore Guido Angeli negli anni Ottanta e il messaggio passava su tutte le tv locali. Il "mobilificio Piemontese" fondato dall'imprenditore biellese Giorgio Aiazzone era diventato "Aiazzone", un marchio che dal 1983, proprio grazie agli spot e al tormentone, raggiunse la notorietà nazionale.

I marchi dell'arredamento più cercati in Rete

Il patron Giorgio era un uomo abituato a guardare avanti: tentò anche di creare un proprio network televisivo, il pioneristico Gat (Gruppo Aiazzone televisivo). Ma tutto per "Aiazzone" cominciò a declinare quando, appena 39enne, nel 1986 l'imprenditore morì in un incidente aereo. E anche il volto di Guido Angeli cadde nel dimenticatoio.

Oggi quello storico messaggio televisivo affoga nelle proteste di centinaia di persone che lamentano d'essere state truffate: comprati i mobili, chiesto un prestito, la merce non è mai arrivata e loro sono costrette a pagare comunque le rate. Negozi chiusi, mobili mai consegnati. Negli ultimi tempi, chi ha provato Aiazzone ha finito per non crederci davvero, e qualcuno su Facebook ha fondato gruppi come "Attenzione ad Aiazzone mobili". Tutto è cominciato nel 2008, quando Renato Semeraro, finanziere torinese, e Gian Mauro Borsano, ex presidente del Torino calcio ed ex deputato socialista, rilevano il marchio dalla vedova Aiazzone e ne tentano il rilancio, con il ritorno battente agli spot tv e alla pubblicità. "Tasso zero, quello vero" ripete Semeraro, che nel 2009 fonde le sue società con quelle di Borsano nella B&S, e in seguito acquisisce la catena Emmelunga di Alessandro Mocali. Tra i soci figura anche Giuseppe Palenzona, fratello del banchiere Fabrizio, vicepresidente di Unicredit. La nuova società B&S punta a una sinergia tra i marchi, sfruttando l'effetto del brand "Aiazzone", con importanti investimenti, che pesano non poco sul bilancio e conducono pian piano a non pagare i fornitori.

Poi ad agosto 2010 arriva la cessione del ramo d'azienda a Panmedia di Torino, concessionaria di pubblicità guidata dall'amministratore unico Giuseppe Gallo. Panmedia prende il marchio Aiazzone non in virtù di una cessione, ma di un accordo di locazione. Prende cioè in carico dipendenti e punti vendita cha facevano capo a B&S, Holding dell'Arredamento, Emmedue e Emmecinque. Ma chiude i battenti. La procura di Torino ha aperto ora un'inchiesta, forse Panmedia potrà accedere all'amministrazione straordinaria, e i clienti potranno riavere i soldi spesi. Ma in tutta la faccenda, è difficile non ripensare all'intraprendenza di Giorgio Aiazzone e al sorriso di Guido Angeli, accompagnato dal pollice in alto. Quando bastava davvero provare, per crederci.

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