Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 16 marzo 2011 alle ore 07:52.

My24

BRUXELLES - Stress test su tutte le 143 centrali nucleari in funzione nell'Unione europea. Possibilmente estesi anche ai paesi confinanti. Saranno però rigorosamente condotte su base volontaria (perché Bruxelles non ha poteri in proposito), le prove di resistenza a diversi tipi di shocks: da terremoti, tsunami, attacchi terroristici, black-out elettrici, attività operative, età delle strutture e degli impianti.

Questi i criteri indicati ieri dal commissario Ue all'Energia, Guenther Öttinger, al termine della riunione di emergenza che ha riunito ieri pomeriggio a Bruxelles i ministri Ue competenti, oltre che alle Authority nazionali e a rappresentanti dell'industria.

Gli stress test, che saranno condotti in tutta l'Ue secondo standard uniformi, dovranno comunque attendere la seconda metà dell'anno perché prima, ha precisato Öttinger, bisognerà appunto stabilire secondo quali criteri operare per valutare tutti i rischi.

Da convinto fautore del nucleare quando era primo ministro del Baden-Wuttenberg, di fronte a quella che ieri ha definito l'«apocalisse» giapponese, una tragedia «fuori controllo, non escludo il peggio nei prossimi giorni», Öttinger sembra diventato ora più tiepido. Al punto che non esita oggi ad ammettere che «l'Europa dovrebbe interrogarsi sulla possibilità di costruire un futuro senza nucleare». Ipotesi remota per gli operatori del settore, secondo i quali ci vorrebbero circa 80 anni per rimpiazzare l'energia dell'atomo negli attuali mix nazionali. Senza accentuare in modo eccessivo la già pesante dipendenza Ue dall'import di energia da regioni del mondo non sempre e non troppo affidabili.

Annunciando che lavorerà alla proposta di uno standard europeo unico per la sicurezza, più elevato degli attuali, il commissario ieri ha insistito sulla necessità di sviluppare le rinnovabili per arrivare entro il 2020 a coprire con esse il 33% del fabbisogno totale, lasciando il resto alle scelte dei Governi.

Che per ora, ha osservato, «tranne quelli germanofoni, non hanno aperto il dibattito sulla questione nucleare». A parte la chiusura per 3 mesi di 7 reattori in Germania, i dubbi in Svizzera sul rinnovo di alcuni impianti e le reazioni in Austria, negli altri paesi dell'Unione, dalla Francia alla Gran Bretagna, alla Spagna nessuno per ora ha annunciato moratorie o ripensamenti delle proprie tabella di produzione e di marcia.

«Faremo tutto il necessario per la sicurezza degli impianti. Ci sarà una lezione da tirare e la tireremo però sulla base di fatti reali» ha dichiarato ieri il ministro dell'Ambiente svedese Andreas Carlgren. «Dovremo prima conoscere le conseguenze esatte di quello che è accaduto e accade in Giappone e poi analizzare quello che è veramente di pertinenza per l'Europa». Un invito, insomma, a non abbandonarsi agli allarmismi inconsulti. Perché la terribile «apocalisse» nipponica, che ieri ha indotto il Governo di Tokyo a chiedere aiuto e assistenza a Bruxelles, è stata provocata da un terremoto/tsunami che difficilmente secondo gli esperti potrebbe ripetersi in Europa.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi