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Questo articolo è stato pubblicato il 16 marzo 2011 alle ore 06:41.

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MILANO
Piccoli segnali di ripresa dell'occupazione? In generale, la risposta è sì, come ha verificato Il Sole 24 Ore sentendo direttamente le aziende. Il problema è che si fa fatica a trovare persone con un curriculum adatto.
Renzo Cimberio, titolare della Giacomo Cimberio Spa, società piemontese che produce valvole, con 180 dipendenti e un fatturato intorno ai 60 milioni di euro, ci racconta che la sua azienda, in realtà, «non si è mai fermata, anche durante la crisi. Cerchiamo personale tecnico qualificato; il problema è che è non si trova. Di fatto, assumiamo giovani volenterosi e poi organizziamo dei corsi di formazione interna. È raro trovare persone con un'adeguata specializzazione».
La difficoltà nel trovare personale ad alta specializzazione è confermata anche da Jaime Barcilon, l'amministratore della Automator, azienda del milanese che produce macchine e sistemi per la marcatura, con 25 dipendenti e 5-6 milioni di euro di fatturato. «Anche durante la crisi siamo riusciti a non licenziare né a mettere in cassa integrazione nessuno – ci racconta Barcilon –. Ora stiamo cercando, ma non è facile. La concorrenza è diventata globale, e trovare personale con una buona specializzazione è un problema. Servono persone con competenza tecnica adeguata, che conoscano bene una lingua straniera e giovani: difficile trovare queste tre capacità insieme».
Il trend generalmente positivo viene comunque confermato anche da Roberto Ariotti, amministratore delegato delle Fonderie Ariotti, nel bresciano, una società che conta circa 80 dipendenti e con un fatturato intorno ai 19 milioni di euro. «Abbiamo assunto una decina di persone negli ultimi sei mesi, di cui quattro a tempo e sei a tempo indeterminato. Dopo la crisi abbiamo introdotto alcune figure tecniche nuove. Adesso siamo in una fase di assestamento, penso che non assumeremo altre persone prima dell'estate».
Insomma, servono tecnici capaci. Lo conferma anche Claudio Pesenti, responsabile personale della Ghial, società del bresciano con circa 150 dipendenti. «Il problema – sottolinea anche Pesenti – è trovare delle professionalità compatibili. Noi abbiamo preso, negli ultimi 4-5 mesi, quattro persone, a tempo determinato ma con buone prospettive di stabilità. Devo dire – sottolinea Pesenti – che negli ultimi tempi si è invertita una tendenza, che per noi voleva dire assumere manodopera a bassa specializzazione, spesso straniera. Ora invece riusciamo ad intercettare candidature con una scolarizzazione più alta. È molto complicato però trovare persone con competenze adatte».
franco.sarcina@ilsole24ore.com
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