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Questo articolo è stato pubblicato il 18 marzo 2011 alle ore 19:37.

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Un plauso al Fmi, capace di grande apertura di veduta nel pieno della crisi. Nella foto Olivier Blanchard, chief economist del Fmi (Reuters)Un plauso al Fmi, capace di grande apertura di veduta nel pieno della crisi. Nella foto Olivier Blanchard, chief economist del Fmi (Reuters)

Da quando in qua il Fondo monetario internazionale è diventato tanto aperto di vedute?
Subito prima del meeting organizzato a inizio marzo per ripensare la politica macroeconomica (ero stato invitato, ma non sono riuscito a incastrare la data con gli altri miei impegni), Olivier Blanchard, il chief economist del Fondo, ha manifestato chiaramente la sua volontà di rivedere radicalmente il paradigma prevalente, che consiste nel concentrarsi sui tassi di interesse e non impicciarsi quasi mai di quello che succede nel settore finanziario.
«Prima della crisi economica mondiale, la maggior parte degli esperti di macroeconomia convergeva su uno schema generale per la gestione della politica macroeconomica», ha scritto Blanchard sul sito del Fmi. «Erano principi semplici, e sembravano funzionare […] poi è arrivata la crisi, che se non altro ci ha obbligati a rivedere questi principi da cima a fondo».

Da un certo punto di vista è facile da spiegare. Sì, sono dichiarazioni che vengono dal Fmi, ma più nello specifico vengono dal signor Blanchard, un uomo che ama coltivare teorie eterodosse, e che queste teorie le prende sul serio.
Conoscendo Blanchard, che è stato mio collega al Massachusetts Institute of Technology, non sono stato affatto sorpreso di sentirlo parlare così.
Ma a questo punto la domanda diventa: perché l'Fmi è disposto a lasciarlo parlare apertamente?
Altri organismi internazionali, come l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ultimamente si sono mostrati pronti ad abdicare alla logica pur di rimanere fedeli alle politiche di rigore.
E allora perché il Fondo no?

Forse perché Blanchard è un nome importante nel campo della scienza economica, e ha più bisogno il Fmi di lui che lui del Fmi, cosa che gli garantisce un'indipendenza tale da consentirgli di dire apertamente ciò che pensa.
O forse perché il Fmi è diretto da Dominique Strauss-Kahn, un'autentica potenza politica. Oltre ad avere lo stesso passaporto di Blanchard, Strauss-Kahn è, come lui, un francese di mentalità eccezionalmente aperta per il Fmi, ed è anche un economista dall'istinto moderatamente interventista.
A prescindere dalla spiegazione, in ogni caso, i risultati sono apprezzabili: il Fmi sta facendo un lavoro di ricerca straordinario e rappresenta una boccata d'aria fresca nel dibattito.

(Traduzione di Fabio Galimberti)

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