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Questo articolo è stato pubblicato il 21 marzo 2011 alle ore 12:53.
Gli investitori istituzionali sono sempre più convinti che in Europa ci sarà presto qualche paese costretto a fare default. La Grecia, prima di tutto. Ma anche altri paesi cosiddetti "periferici", come il Portogallo e l'Irlanda. C'è chi teme pure per l'Italia. I timori permangono nonostante gli sforzi Ue di sventare una crisi del debito. Secondo un'indagine su oltre mille investitori condotta da Barclays Capital, di cui dà notizia il Financial Times, il 70% degli addetti ai lavori ritiene che la crisi del debito porterà a ristrutturazioni del debito o default nei prossimi tre anni.
«È un voto di sfiducia verso gli sforzi dell'Unione europea di evitare lo scoppio di una crisi del debito», osserva il Ft, ricordando che questa settimana il vertice europeo di Bruxelles dovrebbe dare il via ai piani per sostituire il Fondo europeo di stabilità finanziaria da 280 miliardi di euro con un meccanismo europeo di stabilità da 500 miliardi di euro.
Lo scorso dicembre sembrava esserci meno pessimismo: nella precedente indagine, riferita però solo alle aspettative per il 2011, solo un terzo degli intervistati si attendeva imminenti ristrutturazioni del debito. Gli investitori «hanno deciso che la Grecia quasi certamente ristrutturerà o farà default e che probabilmente anche il Portogallo e l'Irlanda faranno default», afferma Piero Ghezzi di Barclays Capital.
Il Ft ha raccolto opinioni analoghe anche presso altri fund manager. In particolare, Nicola Marinelli, portfolio manager presso Glendevon King Asset Management, che all'inizio della crisi aveva comprato titoli del debito greco convinto che l'Ue sarebbe stata capace di evitare default, ora li ha venduti, considerando ormai inevitabile che la Grecia faccia default. A suo parere, anche l'Italia «potrebbe affrontare seri problemi» se Berlusconi, sotto l'onda degli scandali, «si dimettesse e la sinistra andasse al potere».
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