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Questo articolo è stato pubblicato il 23 marzo 2011 alle ore 06:42.

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Emilia-Romagna. Artoni: «È il lavoro il nodo del futuro». Nella foto la statua equestre di Alessandro Farnese in Piazza Cavalli a Piacenza (Marka)Emilia-Romagna. Artoni: «È il lavoro il nodo del futuro». Nella foto la statua equestre di Alessandro Farnese in Piazza Cavalli a Piacenza (Marka)

Una ripresa c'è, ma è una risalita «troppo lenta», su cui incombono come macigni le debolezze del sistema Italia, ma anche «un quadro di forte incertezza a livello internazionale», con quello che sta accadendo in Libia e in Giappone «che non potrà non avere ripercussioni», e con la spada di Damocle «dell'incremento dei prezzi delle materie prime». Anna Maria Artoni, presidente di Confindustria Emilia-Romagna descrive così, in sintesi, lo stato dell'industria manifatturiera dell'Emilia-Romagna emerso dall'indagine realizzata in collaborazione fra Confindustria Emilia-Romagna, Unioncamere regionale e Carisbo-Cariromagna.
Un territorio, quella tra Piacenza e Rimini, che è fra i sei più dinamici d'Europa, grazie soprattutto al contributo dell'export, salito del 16,1% nel 2010 (+17% il dato del manifatturiero). Proprio da qui e dalle imprese più grandi è venuta la spinta maggiore all'incremento di produzione (+1,7%), fatturato (+1,8%) e ordini (+2%). A registrare la crescita produttiva più accentuata sono state le industrie meccaniche, elettriche, dei mezzi di trasporto e dei metalli.

Sono segnali di cui gli imprenditori hanno chiara la percezione visto che il clima di fiducia fra le imprese industriali è migliorato: il 40,5% si aspetta nella prima parte del 2011 un aumento di produzione (erano il 37,7% nella precedente rilevazione). Il problema viene dai consumi interni che non ripartono e da tassi di crescita (+1% il Pil previsto a fine 2011) troppo «modesti per far tornare l'occupazione ai livelli precedenti la crisi». Anzi, le previsioni sono per un aumento del tasso di disoccupazione dal 5,8 al 6,5 per cento. «La questione dell'occupazione – spiega Anna Maria Artoni – rappresenta un tema chiave, specie nella componente giovanile». È proprio sui giovani «e sulle donne che occorrerà investire di più per il futuro». Intanto però ci sono da aggirare le zavorre, ormai consuete, che appesantiscono la marcia. L'elenco comprende «infrastrutture non al passo con i tempi», ma anche «la burocrazia e i costi dell'approvvigionamento energetico». Il nucleare come soluzione per ora dovrà attendere, vista anche la pausa di riflessione del governo dopo l'emergenza giapponese, che Anna Maria Artoni definisce «giusta, purché poi si arrivi a individuare un percorso e a seguirlo».

Una spina nel fianco è sicuramente «un sistema fiscale che grava eccessivamente sulle imprese». Su quest'ultimo fronte occorrerà tenere d'occhio gli effetti del federalismo, «che non può comportare un aumento dei costi perché a forza di "dai e dai" i migliori se ne vanno».
Buone, infine, le notizie sul credito, con impieghi che a dicembre hanno registrato la variazione più alta da due anni a questa parte (+5,5%). Per le imprese la crescita è stata inferiore (4,1%), ma doppia rispetto al trend nazionale (+2%).

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