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Questo articolo è stato pubblicato il 23 marzo 2011 alle ore 16:18.

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Il governo della California riscuote circa la metà dei contributi dall’1% dei contribuenti più abbienti dello stato. Ma la progressività estrema del sistema rende i profitti volatili al punto tale che lo stato continua a sperimentare cicli di espansione e crollo con fasi di redditi in rapida crescita seguiti inevitabilmente da episodi di crollo. Le entrate vengono investite nella ripresa portando a tagli forzati di emergenza nei periodi di ribasso.

I tentativi di creare un fondo per i giorni grigi sono falliti miseramente. L’economia politica del bilancio californiano ha portato la formula sperimentale progressiva del tax and spend al punto limite, minando la capacità dello stato di finanziare i servizi fondamentali, dalle prigioni ai parchi, dall’educazione alla sanità e persino i servizi dedicati ai cittadini più vulnerabili.

Il governo della California riesce raramente a soddisfare i requisiti di un budget bilanciato fissati dalla costituzione dello stato. Chiude i prestiti temporaneamente con debiti a breve termine e si rifinanzia con l’accumulo di prestiti con titoli a lungo termine. Con questo procedimento, nonostante si riesca a ridurre provvisoriamente la spesa e ad aumentare le tasse, il deficit strutturale a lungo termine rimane. Si tratta di un modello implementato in diverse capitali dei vari stati ed è anche la ragione principale dell’attuale tumulto politico sui budget ed i sindacati del settore pubblico.

Altre tensioni sono invece autoinflitte. Dalla chiusura delle acque federali, per proteggere un piccolo pesce, che ha decimato l’agricoltura e portato centinaia di persone alla disoccupazione, all’imposizione di restrizioni severe alle zone edificabili locali che ha portato ad un aumento vertiginoso dei prezzi immobiliari, la California si trova oggi a dover affrontare un’ampia gamma di problematiche che richiedono urgentemente una soluzione.

Gli immigrati illegali occupano gran parte dei posti di lavoro più umili e fisicamente faticosi. A causa della mancanza di un programma dedicato ai lavoratori-ospiti, questi rimangono nell’ombra affollando, assieme alle loro famiglie, i servizi pubblici. In una scuola di Los Angeles un insegnante ha segnalato l’arrivo e la partenza di 70 studenti in una classe di 25, ed ha poi sottolineato che in alcuni distretti scolastici si parlano più di 12 lingue. L’ampio regolamento dello stato su ambiente ed energia, che comprende la gestione capillare delle emissioni di carbonio, di pari passo con la globalizzazione ha provocato l’allontanamento di gran parte delle industrie manifatturiere dalla California con la conseguente perdita di un numero consistente di posti di lavoro per la classe media.

Tra i vari stati americani la California continua ad essere prima nel campo della tecnologia, dell’agricoltura e dell’intrattenimento. Ma si trova ai primi posti anche in termini di deficit, tassi d’interesse, detenuti e, per un ampio margine, di fruitori della previdenza sociale rispetto alla popolazione. E’ invece agli ultimi posti per il business legato al cambiamento climatico, accessibilità agli alloggi e rating dei bond statali (al di sotto persino del territorio statunitense di Porto Rico). Si tratta di un quadro complesso, con il problema centrale di un sistema ad imposte elevate fuori controllo.

Ciò non significa che la California sia sull’orlo del fallimento, continua ad avere infatti grandi punti di forza. Inoltre, è in grado di trasformare alcuni dei suoi problemi a breve termine, come le pressioni derivanti dalle diversità etniche e linguistiche (attualmente la California registra il 37% di ispanici ed il 13% di asiatici), in punti di forza a lungo termine all’interno dell’economia globale. Ma la sua classe politica si dovrà confrontare con alcune realtà dure e riconoscere che i californiani che non pagano le tasse (metà della forza lavoro) dovranno iniziare a pagare per i servizi che dovranno a loro volta essere destinati con maggior attenzione alle diverse categorie della popolazione.

Una democrazia sana non può avere metà della popolazione che paga le tasse e l’altra metà che ne trae i benefici. Il costante aumento delle tasse finalizzato al finanziamento dei servizi destinati ad un numero eccessivo di fruitori di sussidi è la ricetta giusta per esportare la prosperità altrove ed è una delle tendenze californiane che altri tendono ad imitare a loro rischio e pericolo.

Michael Boskin, attualmente professore di economia presso la Stanford University e ricercatore senior presso l’Hoover Institution, è stato Presidente del Consiglio dei consulenti economici durante la presidenza di George H. W. Bush dal 1989 al 1993.

Copyright: Project Syndicate, 2011.www.project-syndicate.orgPodcast in inglese a quest’indirizzo:Traduzione di Marzia Pecorari

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