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Questo articolo è stato pubblicato il 30 marzo 2011 alle ore 08:11.
L'ultima modifica è del 30 marzo 2011 alle ore 07:55.

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Dopo l'Osservatorio tecnico per costruire il consenso con il territorio, la Torino-Lione si appresta a diventare laboratorio nazionale di innovazioni.
La nuova tratta ferroviaria ad alta capacità potrebbe essere la prima grande opera realizzata per lotti dopo gli anni dei mega-appalti da 1-2 miliardi affidati a una sola impresa.
Duplice lo scopo: diluire nel tempo il fabbisogno finanziario, visto che l'onere dell'Italia ancora da reperire si aggira sui 9 miliardi; trovare un sistema per favorire le Pmi del territorio. Al progetto lavora il responsabile dell'Osservatorio tecnico Mario Virano, insieme a Rfi (tratta italiana) e Ltf (tratta comune).

Questo lo schema più probabile. Primo: niente affidamenti a general contractor, e invece un ruolo di supervisor affidato a soggetti pubblici (Rfi e chi sostituirà Ltf). Secondo: suddivisione degli appalti in lotti lineari. Terzo: scorporo di forniture e lavorazioni specialistiche. Quarto: aiuti regionali alle piccole imprese locali. Questo capitolo si regge sulla legge regionale Demarche Grand Chantier, che prevede attività di formazione a imprese locali per renderle più competitive.

È una rivoluzione rispetto alla filosofia della legge obiettivo (443/2001). Una risposta alle ristrettezze finanziarie e alle difficoltà delle Pmi di costruzione, che si ritengono "strangolate" dai grandi general contractor su prezzi, pagamenti, tipologia di affidamenti.

Nel frattempo, la Torino-Lione procede tra lentezze e incognite. Dopo la costituzione dell'Osservatorio di Virano nel marzo 2006, solo nel gennaio 2010 l'Osservatorio ha consegnato gli indirizzi operativi per la progettazione preliminare. I nuovi progetti preliminari sono stati presentati da Ltf e Rfi a giugno 2010, ma il deposito formale per l'iter approvativo è avvenuto ad agosto per Ltf (tratta comune) e lunedì scorso (28 marzo) per la tratta italiana.

I costi sono lievitati dai 10 miliardi del 2006 a 15 miliardi (con il 30% di finanziamento Ue sulla parte comune) e la quota a carico dell'Italia è salita da 5,7 a 9 miliardi.

La Commissione Ue, alla quale avevamo promesso nel 2007 una spesa di 2,2 miliardi sulla tratta comune entro il 2013 (obiettivo ormai saltato), chiede di avviare al più presto i lavori sul tunnel esplorativo (dovrebbero partire entro giugno) e di riconfermare con un trattato Italia-Francia gli impegni sull'opera (l'appuntamento slitta da mesi).

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