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Questo articolo è stato pubblicato il 30 marzo 2011 alle ore 16:42.

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«Il problema non è avere più poteri ma essere più rapidi nelle scelte e nei processi decisionali, anche perché sarebbe rischioso far slittare oltre giugno la prima gara vera e propria, quella per ripulire e preparare i terreni».

La pazienza, almeno ostentata, è certamente una delle qualità che non mancano a Giuseppe Sala, che in nemmeno nove mesi da ad dell'Expo ha già dovuto gestire sulla sua pelle più polemiche e slittamenti che lavori in corso. Apprezzato anche dall'opposizione e lodato come il vero manager che mancava, non si sbilancia sull'impasse che da mesi contrappone Regione e Comune sulla procedura per i terreni, acquisto o comodato ma, ospite di Focus Economia negli studi di Radio 24 lancia l'allarme sui tempi.

Il rinvio a giugno è l'ultimo appello, una data limite o un ulteriore slittamento sarebbe ancora gestibile?
Giugno non è una data limite ma certo più perderemo tempo, più aumenterà la fretta di fare le cose a discapito della qualità. I nostri piani sono costruiti trimestre per trimestre nel rispetto dei tempi e della qualità del lavoro. Sono fiducioso che i terreni ci verranno consegnati presto in modo da lanciare la gara da 60 milioni di euro per la rimozione delle interferenze, ossia la pulizia dell'aerea.

Ma teme di arrivare a una gestione emergenziale dell'Expo?
La vorremmo evitare e il motivo per cui sono qui, e spero di restare fino al 2015, è quello di garantire il piano di lavoro nel totale rispetto delle procedure, con gare aperte a tutti e con un risultato di qualità. Detto ciò tutti sappiamo che il primo periodo é anche il più difficile.

Come se non bastasse però in questi giorni ha dovuto gestire anche le critiche da Stefano Boeri a Carlin Petrini che le sono piovute addosso sull'ipotesi di rinunciare dell'orto botanico, sarà un Expo meno verde?
Come dovrà essere l'Expo non lo dico io, non lo dirà Boeri e nemmeno Petrini. Lo diranno i partecipanti, gli espositori e lo stanno già dicendo i Paesi e le aziende. Guardi il problema non è l'orto a fianco del padiglione per esempio della Francia ma far sì che la Francia porti il suo sapere rispetto all'alimentazione anche a livello tecnologico.

Quindi l'orto botanico non ci sarà?
No, sto solo dicendo che non voglio e non posso imporre ai Paesi di farsi l'orto davanti al proprio padiglione. Nessuno fa notare che a 50 mesi dall'inizio dell'Expo hanno già aderito 14 Paesi, ed è un vero record per un Expo ma il paradosso è che nessuno ne parla. Io giro il mondo e non immagina quanto interesse e voglia ci sia di venire a Milano per un Expo italiano dedicato all'alimentazione, settore in cui noi eccelliamo.

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