Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 01 aprile 2011 alle ore 08:07.

My24
Intervista a Marcegaglia: Crescita, mercato, merito. Le priorità dell'economia sono quelle del PaeseIntervista a Marcegaglia: Crescita, mercato, merito. Le priorità dell'economia sono quelle del Paese

Insomma, uno scenario da brivido. Eppure il governo aveva promesso una frustata all'economia...
La stiamo ancora aspettando, visto che lo scenario è quello appena descritto. Finora l'unico pacchetto di semplificazioni serie e utili è stato rimandato. Il piano nazionale delle riforme nessuno l'ha ancora visto e, comunque, anche stando agli annunci, appare poco ambizioso su temi cruciali come la ricerca e la scuola, veri capisaldi per creare le condizioni per la crescita futura e duratura di un paese.

A proposito, l'Italia punta a poco più dell'1%, mentre la Germania è al 3,5% con ambizioni anche maggiori.
È proprio di questo che vorremmo parlare alle Assise del 7 maggio. Del resto i paesi nostri competitori hanno già approntato obiettivi di politica economica molto ambiziosi. Penso al piano Cameron in Gran Bretagna: dopo i tagli c'è l'orgoglio di un paese che vuole diventare il primo del G20 quanto a competitività e il più attrattivo per la creazione di business, anche attraverso una lungimirante e coraggiosa riforma fiscale che abbatte il carico sulle imprese.

Dunque, a maggio, una nuova occasione per chiedere più fondi e una diminuzione delle tasse?
No, tutt'altro. Nessuno oggi fornisce visioni d'insieme dei problemi e di medio periodo sui temi strategici. Noi, come imprese, avvertiamo più di altri soggetti cosa significhi competere nel mondo o fare business in un paese ingessato dalla burocrazia e da una cultura anti-mercato. Sappiamo bene che se l'Italia non fa impresa, non cresce e non crea ricchezza; sappiamo bene che se l'Italia non riparte la società si incattivisce, si sgretola il tessuto civile se non quello democratico. Per questo vogliamo elaborare proposte al nostro interno attraverso ampie discussioni su alcuni temi chiave per lo sviluppo del paese. Sarà il miglior modo per onorare i 100 anni di Confindustria e anche i 150 anni dell'Unità d'Italia.

La crisi farà cambiare anche Confindustria?
La Confindustria è essa stessa un cantiere aperto. È ben chiara tra di noi l'idea che anche l'associazionismo deve cambiare pelle, deve radicarsi ancora di più sul territorio - diventando, direi quasi, "iperfederalista" - deve cambiare modo di scegliere le priorità, di formulare le proposte e di organizzare le azioni per realizzarle. La politica è alle prese con priorità sue, non con ciò che serve alle imprese per crescere: non è più stagione in cui fare associazionismo significava premere per risorse pubbliche. Oggi significa fornire servizi integrati e più efficienti per consentire alle imprese di aumentare la loro competitività. La mia ambizione è quella di lasciare la presidenza con sei o sette nuove realtà organizzative già avviate dove si sia realizzato l'accorpamento dei servizi aumentando il valore dell'assistenza e della consulenza strategica per gli associati attraverso un mix di competenze finora tenute tra loro separate.

Shopping24

Dai nostri archivi

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.