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Questo articolo è stato pubblicato il 02 aprile 2011 alle ore 09:16.

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Investimenti per oltre due miliardi bloccati e un sistema imprenditoriale molto debole. Sono i due elementi che fanno di Agrigento, oggi, una provincia in forte difficoltà. Come se non bastasse l'allarme continuo lanciato dagli imprenditori, sono arrivati i dati dell'Istat sull'occupazione a dare l'idea concreta di quanto sia grave la situazione: il tasso medio di disoccupazione nel 2010 si attesta al 19,2 per cento ed è oltre il doppio del tasso nazionale e di quasi cinque punti più alto di quello regionale (la Sicilia nel 2010 si ferma al 14,7 per cento). È evidente la crescita costante della disoccupazione sia rispetto al 2009 quando il tasso medio nell'agrigentino era stato del 17,6 per cento, sia del 2008 quando si è attestato al 16,7 per cento.

Una situazione che fa il paio con l'andamento delle imprese attive in provincia di Agrigento: nel 2010 rispetto al 2009 la flessione è stata del 3,6% (da 31.561 di fine 2009 si è passati a 30.412 di fine 2010). Fin qui i numeri che danno conto di una condizione strutturale dell'agrigentino come spiega il presidente della Camera di commercio Vittorio Messina: «Non riusciamo a fare passi avanti in nessun modo. Anzi arretriamo. È in difficoltà l'agricoltura che rappresenta una parte importante dell'economia della provincia, è in difficoltà il settore dei servizi, è in difficoltà il settore del turismo che anche qui comincia a risentire della crisi libica e della presenza dei clandestini a Lampedusa. Le imprese risentono delle difficili condizioni del credito e non vedono ancora cose positive all'orizzonte».

È consapevole della condizione dell'economia agrigentina l'imprenditore Giuseppe Catanzaro, presidente di Confindustria Agrigento, il quale da mesi ormai batte sul punto: «Siano fatti interventi celeri per sbloccare gli investimenti. La politica dedichi il suo tempo a pensare a politiche di sviluppo e di crescita. È necessaria una svolta». A puntare l'indice contro la classe dirigente agrigentina Mariella Lo Bello, segretaria provinciale della Cgil: «Siamo alle prese – spiega il rappresentante della Cgil – con una classe dirigente spesso votata all'interesse personale mentre il tessuto imprenditoriale continua a rimanere debole. C'è oggi un po' di vitalità nel settore del turismo con la costituzione del consorzio. Vedremo». Già il turismo: gli agrigentini guardano alla Valle dei Templi e all'intero bacino archeologico della provincia con speranza: «Anche in questo caso però – spiega Giacomo Minio, direttore della Confindustria agrigentina e docente all'Università di Palermo di Economia del turismo – paghiamo l'isolamento e l'assenza di infrastrutture». E un aiuto di certo all'economia non è arrivato dall'edilizia, in una provincia in cui questo comparto continua a essere forte: secondo un recente rapporto dell'Ance Sicilia nel 2010 c'è stata una flessione del 22,17% del valore dei bandi pubblicati sulla Gazzetta ufficiale e un calo del 18,92% nel numero di gare .

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