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Questo articolo è stato pubblicato il 02 aprile 2011 alle ore 08:16.

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Forse per i non addetti ai lavori il nome di Achille Boroli non riporta immediatamente a una figura nota. Eppure, i suoi prodotti li hanno maneggiati, visti, toccati, letti (il suo ramo imprenditoriale è stato l'editoria) milioni di italiani. Anzi: se crescita culturale vera c'è stata, in questo Paese, nell'immediato dopoguerra, molto lo si deve al lavoro della famiglia Boroli e al marchio che, una volta detto, tutti riconoscono senza incertezza alcuna: Istituto Geografico De Agostini.
Achille Boroli è morto ieri all'età di 98 anni, a Beaulieu sur Mer, sulla costa francese. È stato, semplicemente, uno dei più grandi editori italiani del Novecento. Se, infatti, nella gestione della sua azienda – timoniere di lungo corso, per oltre 50 anni – ha avuto l'apporto del fratello Adolfo, prima, e di grandi e validissimi collaboratori poi (tra tutti, ovviamente, Marco Drago, oggi presidente dell'impero De Agostini, che fu suo delfino e ne è degno continuatore), Achille Boroli è stato un imprenditore dalle idee geniali, sempre alla ricerca dell'innovazione, della qualità, dell'efficienza. E dei suoi clienti: i lettori. «Il signor De Agostini» aveva iniziato a lavorare nella casa editrice ancor prima della laurea in Giurisprudenza. L'Istituto Geografico era stato rilevato dal fondatore nel 1919 dal padre Marco Adolfo con il socio Cesare Angelo Rossi. Quello stesso Rossi al quale Achille, nel 1945, ricomprò le restanti quote lasciando alla sua famiglia – si era sposato l'anno prima con Giulia Bucciotti, dalla quale ebbe sei figli – l'intera proprietà della De Agostini, per farla diventare un grande gruppo editoriale e una delle principali aziende di cultura in Italia. Achille Boroli, nella sua carriera, ha avuto sempre tre cose: idee, costanza e coraggio nelle scelte. Rispetto ai colleghi «editori protagonisti» (copyright Valentino Bompiani), i Mondadori, i Bompiani, i Garzanti, i Rizzoli, tutti «col nome in ditta», i Boroli – Achille è affiancato dal 1950 dal fratello Adolfo, ingegnere, un sodalizio lunghissimo e fruttuoso – opta per un profilo basso: anonimato e duro lavoro, fare (e bene) più che apparire, un carattere piemontese schivo e vincente.
La De Agostini, negli anni 50, è già organizzata perfettamente in tutti i suoi business, ma è del 1958 l'idea rivoluzionaria. Achille pensa ai fascicoli, e non più solo ai libri: opere vendute settimanalmente in edicola, a rate. Da un punto di vista finanziario l'opera a fascicoli permette all'azienda di ridurre il tempo morto tra investimenti e incassi, da quello commerciale scova un pubblico tutto nuovo. Nel 1958, dunque, Boroli lancia «Il Milione», la più completa enciclopedia geografica del panorama editoriale italiano: 312 fascicoli, equivalenti a sei anni di appuntamenti settimanali in edicola, per 10mila pagine suddivise in 15 volumi. Oltre 16mila illustrazioni e, soprattutto, 120mila copie vendute fin dal fascicolo di lancio. Lo slogan dell'epoca recita: «Il settimanale che diventa libro». L'innovazione era decisiva: i cittadini italiani venivano avvicinati alla cultura, con costi contenuti e comodità. «Non è il lettore che va alla ricerca del libro, ma il libro alla ricerca del lettore», scrive nel 1959 Arnoldo Mondadori. Achille l'aveva già capito.
Nel 1962 è presidente di De Agostini e lo stesso anno vara in edicola l'enciclopedia a fascicoli «Universo» che, dopo aver conquistato immediatamente il mercato italiano, gli apre le porte di quello internazionale.
Tra gli anni 60 e gli 80 lo sviluppo di De Agostini è tumultuoso (si ingrandisce di 50 volte il fatturato) e costante: una nuova sede, macchinari sempre teconologicamente avanzati, nuove idee da provare. Alla fine degli anni 80, l'edizione del Grande Atlante Geografico. Nel 1982 Achille è nominato Cavaliere del Lavoro, Novara gli tributa onori e riconoscimenti. Nel 1986, dopo 50 anni di azienda, ecco le dimissioni. Al suo posto Adolfo, mentre Achille mantenne la carica di presidente onorario e della Fidea, la holding capogruppo che diventò poi Finanziaria De Agostini, incarico che abbandona nel 1997, lo stesso anno in cui Marco Drago prende la guida della società (Adolfo è intanto morto nel 1996).
Nel 1998, insieme alla moglie, dà vita alla Fondazione che porta i loro nomi e che ancora oggi promuove iniziative rivolte ai giovani e al mondo della scuola, attraverso borse di studio e iniziative editoriali. Un segnale, in fondo, di speranza nei giovani, di fiducia nelle idee: le sue caratteristiche imprenditoriali, dopo tutto.
I funerali si terranno lunedì 4 in forma privata nella chiesa parrocchiale di Barengo (Novara).
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