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Questo articolo è stato pubblicato il 03 aprile 2011 alle ore 08:16.

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MILANO
Cambio di rotta del Governo nella politica degli Ogm. Ieri il neoministro delle Politiche agricole Saverio Romano, nel suo intervento all'Assemblea regionale del Movimento di responsabilità a Catania, ha detto a sorpresa: «Mi impegno ad alzare un muro altissimo per bloccare l'invasione degli Ogm che stanno mettendo in crisi le nostre produzioni».
Poi Romano ha aggiunto: «Dobbiamo fare di tutto per difendere i nostri prodotti di qualità e tutelare così anche i nostri mercati. Impediremo che gli Ogm possano avere spazio nel nostro mercato. Non ci potrà essere competizione se diamo libero accesso ai prodotti che possono essere realizzati ovunque. La nostra agricoltura va difesa anche con meccanismi di tutela, quindi con l'etichettatura e dicendo no agli Ogm».
Insomma un ribaltamento della linea seguita da Giancarlo Galan, da pochi giorni passato ai Beni culturali, più disponibile al principio della coesistenza e di cauta apertura agli Ogm. Tanto che lo scorso settembre di fronte al "tutti liberi di decidere" del commissario Ue John Dalli l'ex ministro Galan osservò: «Gli Ogm sono una realtà del mondo attuale. L'Europa non può continuare a sfuggire la responsabilità politica di decidere e attuare una politica di innovazione responsabile». Ma anche sul fronte interno aveva ingaggiato un corpo a corpo con le regioni riluttanti agli Ogm, tanto che in gennaio Galan disse alla Camera: «Se le Regioni non emaneranno le linee guida che permettono di effettuare le sperimentazioni sugli Ogm qualcuno lo dovrà fare almeno per quella Regione, il Friuli Venezia Giulia, per cui una sentenza del Consiglio di Stato ci dice che occorre provvedere».
Molto positiva la reazione di Coldiretti alla nuova politica governativa. Attraverso il suo presidente, Sergio Marini, ha fatto sapere che «Romano troverà la Coldiretti sempre al suo fianco nelle battaglie per difendere in Italia e in Europa l'identità territoriale delle nostre produzioni agricole contro l'omologazione provocata dagli organismi geneticamente modificati. E per smascherare il prodotto estero spacciato come made in Italy e a cui invece va imposta la provenienza della materia prima in etichetta».
Quali vantaggi avrebbe il made in Italy no Ogm? «L'export di agro industriale italiano – spiega Marini – è in forte espansione e se rimanesse immune da contaminazione avrebbe un plus in più. Il futuro della nostra agricoltura sta nell'essere diversi e migliori, non omologati a quei sistemi produttivi che operano con strutture di costi irraggiungibili e in situazioni di dumping sociale e ambientale intollerabili». Populismo o clima pre-elettorale? «Se un politico – conclude Marini – tiene conto degli umori della stragrande maggioranza dei produttori agricoli e dei cittadini non è un male. Anzi. Eppoi Romano si muove nel solco degli ex ministri Zaia e Alemanno. Galan è stata una parentesi».
Disappunto invece dal fronte opposto. Alessandro Sidoli, presidente di Assobiotec, l'Associazione per lo sviluppo delle biotecnologie, ipotizza che il ministro Romano sia incorso «in un malinteso. Come possono gli Ogm aver messo in ginocchio l'agricoltura italiana se non se ne sono mai prodotti? Forse l'agricoltura versa in condizioni precarie perchè si è chiusa nel culto del passato e si rifiuta di aprirsi alla ricerca e all'innovazione».
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