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Questo articolo è stato pubblicato il 04 aprile 2011 alle ore 08:55.
L'ultima modifica è del 04 aprile 2011 alle ore 12:38.

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La Banca centrale europea si appresta ad aumentare i tassi di interesse. La cosa farà piacere ai risparmiatori (almeno a quelli che vivono degli interessi) e non farà piacere a chi prende i soldi a prestito. C'era davvero bisogno di aumentare i tassi? Che effetti avrà questa decisione della Bce? Elenchiamo qui di seguito alcune domande e alcune risposte.

1. Perché la Bce aumenta i tassi?
Per due ragioni. La prima ha a che fare con i prezzi. La Bce è preoccupata dell'inflazione. Più precisamente, teme che gli aumenti dei prezzi delle materie prime si trasferiscano sui prezzi dei prodotti finiti, e questo aumento del costo della vita potrebbe innescare rivendicazioni salariali che farebbero aumentare il costo del lavoro per le imprese, le quali allora potrebbero aumentare ancora i prezzi... e via con la spirale inflazionistica che conosciamo bene.

2. È giustificato questo timore?
No, non è giustificato. L'esperienza del 2008, quando il petrolio arrivò a 140-150 dollari al barile, ha dimostrato che la trasmissione dei prezzi delle materie prime ai prodotti finiti ha perso vigore rispetto al passato. La concorrenza tiene a bada gli aumenti dei prezzi, e lo sforzo, da parte delle imprese, di mantenere i margini malgrado questi aumenti dei costi porta ad aumenti di produttività. Gli effetti sul costo della vita (da aumenti dei prezzi e delle derrate alimentari) si fermano al primo round e non minacciano la moderazione salariale.

3. Allora, perché la Bce aumenta i tassi?
Per la seconda ragione. Il livello attuale dei tassi-guida - un 1% che è il più basso del dopoguerra - era giustificato dalle circostanze eccezionali che ben conosciamo: la Grande recessione aveva richiesto livelli dei tassi eccezionalmente bassi per stimolare l'economia. Ma ora che la ripresa è avviata non c'è più bisogno di mantenere il costo del danaro a breve a livelli di emergenza.

4. Ma in ogni caso un basso costo del danaro è sempre qualcosa che fa comodo. Se non ci sono problemi con l'inflazione perché non tenere i tassi a livelli bassi?
Al costo del danaro è affidata anche la selezione degli investimenti. Chi investe confronta il costo del capitale con il rendimento del capitale. Se il danaro costa pochissimo c'è il pericolo che si chiedano soldi a prestito per investimenti non oculati o anche semplicemente per speculare. Poi, non ci sono solo i prenditori di fondi. Ci sono anche i prestatori di fondi, e ai risparmiatori che tengono i soldi in banca o li impiegano in obbligazioni o in fondi monetari, avere un po' più di remunerazione fa comodo.

5. Ma tante piccole imprese, che già devono tenere i bilanci con le materie prime che aumentano, soffriranno a dover pagare di più i prestiti bancari.
Certamente, quando si è abituati a pagare di meno il capitale di debito, ogni aumento viene percepito come un fardello addizionale. Ma il costo dei prestiti bancari dipende più dalla domanda e offerta di prestiti che dalle decisioni della Bce. Il costo del danaro per le imprese è già aumentato in Italia di 0.2-0.3 punti percentuali negli ultimi sei mesi, senza che la Bce si fosse mossa. Ma sei mesi fa i prestiti alle imprese viaggiavano ancora in territorio negativo (variazione su 12 mesi) mentre secondo gli ultimi dati (febbraio 2011 su febbraio 2010) siamo, in Italia, al +5 per cento. Aumenta la richiesta di danaro e quindi, come succede in ogni mercato, aumenta anche il prezzo del danaro.

6. Di quanto aumenteranno i tassi della Bce?
In misura modesta, un quarto di punto. In pratica, la Bce si limiterà a prendere atto degli aumenti che, come già detto prima, si sono spontaneamente verificati nel mercato dei prestiti.

7. Come si confrontano i tassi di oggi con quelli di prima della crisi?
Come si vede dal grafico, sono nettamente più bassi, in termini di tassi nominali. E sono più bassi anche in termini di tassi reali, cioè tenendo conto dell'inflazione. Il secondo grafico mostra il livello dei tassi reali tenendo conto di differenti indici dei prezzi, sia al consumo che alla produzione, e per ambedue guardando sia alla dinamica dell'indice totale che a quella dell'indice di base, che esclude le componenti volatili dell'energia e delle derrate alimentari.
8. Ma l'aumento che si profila potrebbe essere solo l'inizio.
Questo primo aumento è solo simbolico. In pratica non fa molta differenza per le sorti dell'economia che il tasso-guida sia all'1% o all'1.25%. Ma la Bce ha imparato dall'errore del 2008 quando aumentò i tassi proprio mentre l'economia si indeboliva. Allora i livelli erano molto diversi, l'aumento portò il tasso a breve dal 4 al 4.25%. Da allora il tasso è rimasto inchiodato all'1% e, anche se i banchieri centrali guardano i tassi bassi come il cliente di un ristorante guarderebbe a una mosca nella minestra, ci penseranno due volte prima di riportarli a livelli "normali". Ogni ulteriore aumento sarà in presa diretta con la congiuntura: se la domanda continua in un sentiero di ripresa, i tassi aumenteranno ancora. Ma anche se le imprese pagheranno un po' di più il danaro, saranno compensate da maggiori volumi di vendite.

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