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Questo articolo è stato pubblicato il 06 aprile 2011 alle ore 11:31.

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Jean-Michel Six, capo economista per l'Europa dell'agenzia di rating internazionale Standard and Poor's (Bloomberg)Jean-Michel Six, capo economista per l'Europa dell'agenzia di rating internazionale Standard and Poor's (Bloomberg)

Jean-Michel Six, capo economista per l'Europa dell'agenzia di rating internazionale Standard and Poor's, parla della congiuntura europea e italiana con Il Sole 24 Ore Radiocor.

Domanda: Può darci una valutazione generale della congiuntura in Europa e in Italia quest'anno?
Risposta: Si può iniziare con una buona notizia perché abbiamo indicazioni che l'attività economica é accelerata in Europa negli ultimi sei mesi, in un primo tempo per la spinta dell'export, soprattutto in Germania e in altri Paesi, ma che ora ha iniziato a estendersi. Abbiamo segnali che i consumi delle famiglie si é un pò rafforzata e che anche gli investimenti delle imprese iniziano a riprendersi. Nel caso dell'Italia, l'indice Pmi per il settore manifatturiero é notevolmente migliorato negli ultimi sei mesi grazie alla migliore performance export del Paese.

D. Avete stime aggiornate di crescita per l'Italia?
R. Prevediamo una crescita tra l'1 e l'1,5% tra il 2011 e il 2012, più precisamente +1,1% nel 2011 e +1,5% nel 2012, ma naturalmente ci sono sempre margini di errore. Ci sono molti fattori che possono influenzare le prospettive di breve termine, ad esempio l'outlook dei prezzi delle materie prime anche a causa della dipendenza del Paese.

D. pensa che la disoccupazione in Europa e in Italia abbia toccato il picco massimo?
R. Parlando in modo generale, non é impossibile pensare che non siamo molto lontani dal picco e che il tasso di disoccupazione dovrebbe stabilizzarsi nei prossimi dodici mesi, e questo vale anche per l'Italia.

D. Quali sono le riforme più urgenti per il Paese, e pensa che il Governo si stia muovendo nella giusta direzione?
R. Non consigliamo mai ai Governi misure specifiche perché questo non é il nostro ruolo come agenzie di rating. Posso dire che i precedenti storici suggeriscono che ci sono molti modi per migliorare la posizione di bilancio. Questo non significa necessariamente aumentare le tasse, ma fare anche riforme sul fronte dell'offerta per migliorare la competitività delle imprese. Un esempio é il bilancio britannico di un mese fa circa che conteneva misure interessanti per abbassare le tasse delle imprese. Non sto dicendo che l'Italia deve fare lo stesso, ma é un esempio di bilancio molto restrittivo e che migliora la posizione di bilancio del Paese, e al contempo affronta alcuni nodi a livello di competitività di quell'economia. Il nodo principale dell'economia italiana resta la competitività di lungo termine.

D. Il dato definitivo sul deficit italiano nel 2010 é risultato migliore della stima, pensa che il miglioramento sia avvenuto ai danni della crescita come affermano alcuni settori politici? R.Concordo nel dire che la situazione di bilancio in Italia, dall'inizio della crisi, non é peggiorata tanto quanto in altri Paesi e questo é positivo. Abbiamo sempre detto che il problema principale del Paese é l'alto livello del debito. La situazione non é peggiorata, o non molto almeno a fronte delle dimensioni della crisi, e questo é positivo, ma resta un problema di livello del debito pubblico generale. Non si può separare il deficit dal debito.

D. Ritiene che il debito pubblico sia in via di stabilizzazione?
R.Prevediamo ancora un lieve aumento per il dato.

D. Come valuta la crisi del debito sovrano in Europa?
R. Negli ultimi mesi sono stati fatti progressi, ma purtroppo durante il 2010 si é perso molto tempo nelle discussioni sui piani di salvataggio europei e questo ha penalizzato pesantemente i Paesi periferici dell'Eurozona. Ci sono stati molti progressi ultimamente in termini di un piano generale e anche di soluzioni di finanziamento di lungo termine a favore dei Paesi più deboli, ma manca ancora la finalizzazione. Si tratta di un miglioramento della situazione, ma deve essere al più presto concretizzato.

D. Includerebbe l'Italia fra i Paesi periferici?
R. No, e la questione non é decidere se l'Italia é al riparo o no. Si tratta di un'economia più grande e dovrebbe avere un tasso di crescita positivo quest'anno. Per questo differenziamo tra periferia dell'Eurozona con Paese a crescita negativa o zero e il gruppo mediano con Paesi come Francia, Italia e Benelux che hanno una crescita positiva anche se inferiore al trend di lungo termine. Questo é il modo in cui valutiamo la situazione e differenziamo i Paesi all'interno dell'Eurozona.

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