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Questo articolo è stato pubblicato il 07 aprile 2011 alle ore 10:25.

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Antonio Merloni, sfida Cina-IranAntonio Merloni, sfida Cina-Iran

Le buste con le offerte vincolanti sono state aperte ieri mattina a Roma, ma neppure questa volta si intravvede un finale per la vicenda della Antonio Merloni e dei suoi 2.250 dipendenti nel ramo "bianco". Perché le uniche due offerte per l'intero perimetro del gruppo di Fabriano – quelle preannunciate, della cordata cinese G8-Zerowatt e della holding di diritto iraniano Mmd – sono arrivate entrambe senza la cauzione di 2 milioni richiesta dai tre commissari straordinari a prova della serietà e affidabilità delle controparti e dei rispettivi piani industriali (si parla di piani da oltre 150 milioni di euro).

È stato perciò stabilito un rinvio di alcuni giorni – probabile una settimana – per permettere a G8-Zerowatt e Mmd di integrare le pratiche con il deposito della cifra sul conto della procedura di amministrazione straordinaria e passare poi alla valutazione delle offerte. Restano così in secondo piano anche le altre cinque proposte di acquisto pervenute ieri da aziende italiane, ma relative a singoli asset o parti del gruppo tenuto in vita da due anni e mezzo dalla legge Marzano. L'unica con un contenuto industriale, seppure per un perimetro ridotto e quindi con solo parziale recupero delle maestranze, è di QS Group di Cerreto d'Esi (An) che si occupa di sistemi di automazione integrata e ha all'interno una divisione dedicata all'elettrodomestico.

Le altre quattro offerte – che non prevedono continuità operativa – arrivano dalla Indesit (interessata al recupero di cespiti immobiliari), da Imq, l'azienda italiana leader nella certificazione qualità, e da due newco appositamente costituite, Solhe e Bgb. I commissari governativi e lo stesso advisor finanziario Mediobanca mantengono la massima riservatezza, dopo oltre due anni di continui rinvii per gare andate deserte o con proposte carenti (il primo bando risale al febbraio 2009). Anche i sindacati sono perplessi in merito alle due offerte incomplete, senza garanzia economica, da parte di cinesi e iraniani. «È un segnale negativo – commenta Gianluca Ficco, responsabile elettrodomestici della Uilm – e abbiamo chiesto al Mse di attivarsi, se entro la data stabilita non sarà presentata la cauzione, per le procedure alternative previste al fine di scongiurare il fallimento».

Il riferimento è alla possibilità che Invitalia intervenga a prelevare e reindustrializzare uno dei tre stabilimenti (due nel Fabrianese uno a Nocera Umbra) per attrarre investitori e dare prospettive industriali e occupazionali al gruppo. I sindacati – che avranno un nuovo incontro al ministero il 27 aprile per un quadro definitivo sul dossier Antonio Merloni – hanno invece ottenuto ieri rassicurazioni dai commissari sulla correttezza della procedura che ha portato, l'autunno scorso, la reggiana Tecnogas (ramo piani cottura dell'A. Merloni, per cui l'ex proprietario aveva sollevato un contenzioso) nelle mani della stessa Mmd oggi in lizza per la capogruppo. Il presidente della holding iraniana ha confermato il piano industriale e di investimenti per Tecnogas (450 addetti). (Il.Ve.)

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