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Questo articolo è stato pubblicato il 24 giugno 2011 alle ore 09:59.

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«Incrociando le dita, gli ordini arrivano. All'ultima fiera di settore, a Dusseldorf, il clima era addirittura euforico». Maurizio Marchesini, dalla sede di Bologna, vede una schiarita all'orizzonte della sua azienda, tra i leader nei macchinari da imballaggio.

L'export corre e il comparto emiliano dal punto di vista dell'export ha già scollinato, con vendite oltreconfine già oltre i livelli pre-crisi, grazie al traino dei paesi emergenti ma non solo. «Noi lavoriamo con farmaceutica e cosmetica – prosegue Marchesini – e quindi la Francia è determinante. Posso dire che chiuderemo l'anno con ricavi in crescita, con ricavi esteri oltre l'85%». «Crescono un po' tutti i Bric – ricorda Paolo Gambuli, direttore Ucima, l'associazione di categoria – gli investimenti in beni strumentali corrono e anche l'Italia ne trae beneficio».

E i macchinari non sono un'eccezione. Sono ben 46, in Italia, i distretti in questa condizione, con ricavi esteri superiori al livello del primo trimestre 2008. Scenario positivo quello tratteggiato da Intesa Sanpaolo, che nel monitor dei distretti del primo trimestre 2011 evidenzia un balzo delle esportazioni del 16,3%, 2,6 miliardi di euro guadagnati rispetto al 2010, con ben 114 aree distrettuali che realizzano performance positive nel periodo. «Meccanica e metallurgia sugli scudi – spiega il responsabile Industry & Banking di Intesa Sanpaolo Fabrizio Guelpa – e in particolare per la meccanica si rafforza la presenza cinese. In Cina ormai il 4% delle importazioni di meccanica arriva dall'Italia, e questo è un risultato interessante».

Performance ancora più brillante – osserva Guelpa – alla luce del fatto che nel mondo molte fabbriche procedono ancora a scartamento ridotto, c'è quindi capacità produttiva in eccesso. Scorrendo i numeri del primo trimestre, spicca il balzo di meccanica e metallurgia, rispettivamente in crescita del 25,5 e del 52,2%, mentre i settori più in difficoltà appaiono elettrodomestici e mobili. È il settore della casa, in particolare, a pagare la debolezza dei mercati immobiliari ed edilizi in molti paesi esteri mentre a sorpresa, nonostante gli allarmi lanciati dalla categoria sui prezzi dell'oro, i distretti orafi di Valenza e Arezzo hanno imboccato la via della crescita.

Globalmente, i 139 distretti tradizionali monitorati dallo studio presentano ancora un deficit del 9% nelle vendite estere rispetto alla fase pre-recessione. In coda alla classifica il distretto di Fabriano, (cappe ed elettrodomestici) con un gap di 174 milioni rispetto ai dati pre-crisi, un crollo del 49% rispetto al primo trimestre 2008. Male anche tessile e abbigliamento di Treviso, piastrelle di Sassuolo, tessile di Schio e legno-arredo della Brianza.

Passando ai mercati di sbocco, è evidente il traino della Cina, dove le vendite distrettuali sono cresciute del 50%, con picchi del 64% per la meccanica. Sprint anche per l'Arabia Saudita, con un balzo del 54,1%, corsa su cui pesano le maxi-commesse vinte del gruppo siderurgico Danieli.

Evidente, anche nel dato distrettuale, la marcia a due velocità del vecchio continente. Da un lato la locomotiva tedesca, che fornisce al nostro sistema vendite aggiuntive nel trimestre per ben 428 milioni di euro (e si tratta della miglior performance assoluta), dall'altro Grecia e Spagna, dove le difficoltà finanziarie si ripercuotono sull'economia interna abbattendo la capacità di acquisto e dunque le importazioni: -51% per Atene, -29,2% per Madrid nel primo trimestre. Corsa a doppia cifra, tra i paesi, anche per Turchia (+33,7%) e Russia (+22,8%).

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