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Questo articolo è stato pubblicato il 17 aprile 2011 alle ore 15:10.

Fare la spesa dal contadino. Visitare le aziende, conoscere i produttori, controllare la filiera. Chi cerca un canale diretto con le piccole aziende agricole è mosso dal desiderio di sicurezza alimentare e sostenibilità ambientale. Non per spuntare sempre un prezzo più conveniente, ma perché si preoccupa di ridurre i passaggi commerciali, vuol recuperare un contatto umano con chi produce gli alimenti, sostenere la produzione locale. O tutte tre le ragioni insieme.
Così intorno alle città si è sviluppato un circuito che sostiene e promuove l'acquisto dei prodotti della natura, e dentro le città la gente si aggrega per acquistare "sano", di solito prodotti provenienti da agricoltura biologica, certificati. Vendita diretta, km 0, filiera corta, farmer's market. Anche Milano, capoluogo della regione con più gruppi d'acquisto in Italia, è circondata da una sfera di cascine e fattorie aperte al pubblico. Chi vuol fare la spesa deve percorrere pochi chilometri per ritrovare il gusto di acquistare in un'azienda agricola. Biologica e no.
Prodotti "bio"
I consumi alimentari sono al palo, il carrello della spesa si svuota dello 0,6%, ma il biologico vola nonostante mantenga una media dei prezzi superiore del 20-30% rispetto ai prodotti convenzionali. Come hanno mostrato di recente i dati sulla vendita degli alimentari nel 2010 diffusi dall'Ismea, l'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare, la spesa per i prodotti "bio" confezionati è cresciuta dell'11,6% rispetto all'anno prima. In barba alla crisi, o per suo effetto, se è vero che i consumatori sono sempre più virtuosi e attenti alla qualità del cibo. Da dove viene? Con quale processo?
L'agricoltura biologica è detta così perché ammette solo l'impiego di sostanze naturali. Niente coloranti di sintesi, additivi, o ingredienti derivati da Ogm: i prodotti "bio" sono realizzati – secondo il regolamento Ue 834/07 – con almeno il 95% di ingredienti certificati, e hanno un proprio logo di riconoscimento. «L'agricoltura biologica - recita la definizione dell'Ifoam (Federazione internazionale dei movimenti per l'agricoltura organica) - riduce drasticamente l'impiego di input esterni attraverso l'esclusione di fertilizzanti, pesticidi e medicinali chimici di sintesi. Al contrario utilizza la forza delle leggi naturali per aumentare le rese e la resistenza alle malattie». I prodotti biologici sono entrati nelle abitudini di spesa anche grazie alla spinta della grande distribuzione, dove le vendite sono cresciute negli ipermercati (18,2%) e nei discount (14,9%), come ha sottolineato anche la Cia, confederazione italiana agricoltori. La spesa, ci informa la banca dati Bio Bank, la si può fare presso la grande distribuzione, nei negozi specializzati, ai mercatini, nelle aziende agricole con vendita diretta o organizzandosi in gruppi d'acquisto. In questi ultimi casi non si acquistano prodotti imballati, come quelli presi in esame dai dati Ismea.
I gruppi d'acquisto
Si sdoppiano, si uniscono, si incrociano. I gruppi d'acquisto solidale (Gas) nascono tra famiglie, amici, e colleghi, crescono rapidamente e qualche volta si sciolgono, ma continuano a prosperare e spingere il biologico "dal basso". Secondo l'ultimo censimento di Bio Bank, i gas attivi in Italia nel 2010 sono aumentati del 24%: contati 742 gruppi, contro i 598 dell'anno precedente. In generale ce ne sono più al nord (446) che al centro (211) o al sud (85). Solo in Lombardia, che si è riconfermata la regione leader per numero assoluto, sono concentrati 185 gas, cioè un quarto del totale nazionale. Nella provincia di Milano ce ne sono circa 90, ma si stima che in realtà siano molti di più.
Un gruppo d'acquisto è un insieme di persone che decide di organizzarsi per acquistare all'ingrosso prodotti alimentari di uso comune, da ridistribuire all'interno del gruppo. L'aggettivo "solidale" segna il criterio di scelta dei prodotti: rispetto dell'ambiente, conoscenza diretta dei piccoli produttori locali. Il biologico è quindi solo uno di questi criteri: si valuta anche la vicinanza territoriale, la stagionalità, la quantità di imballaggio usata, la dimensione del produttore. L'offerta del territorio.
La vendita diretta
In questo fenomeno di spesa "certificata", ad espandersi sono anche le aziende bio con un proprio spaccio, quelle che fanno vendita diretta, che sono aumentate del 11% e sono ora 2.421 in totale. Senza contare le tante realtà piccole e locali che sfuggono al censimento. Cascine, aziende agricole, agriturismi si organizzano per vendere in loco i prodotti e offrire un esempio dei propri metodi di lavoro. Non tutte hanno la certificazione biologica.
La provincia di Milano conta circa un'ottantina di agriturismi e meno di 200 aziende agricole che svolgono la vendita diretta: non avrà una lista di prodotti tipici lunga come quella di altre province, ma offre comunque latte , carne bianca e rossa, uova, salumi e insaccati, formaggi e yogurt, riso e mais da polenta, farine, miele, frutta, verdura, vino, conserve, marmellate. Molte aziende hanno aderito al progetto di valorizzazione del Parco Agricolo Sud Milano, nato nel 1990, che oggi non fornisce più solo alimenti, ma anche ospitalità, ristoro. E organizzano attività didattiche, attraverso sentieri culturali e mostre, portano avanti progetti di "educazione alla ruralità". Un piacere per chi vuol fare la spesa ad un passo dalla città, acquistare direttamente dai piccoli produttori agricoli, che sia o meno alla ricerca di prodotti "bio".
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