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Questo articolo è stato pubblicato il 08 aprile 2011 alle ore 06:41.

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Giuliano Zuccoli, 68 anni, valtellinese di Morbegno, ingegnere, è a capo di A2A. Ha molti incarichi. Ora si esprime nella veste di presidente dell'Assoelettrica, l'associazione confindustriale delle imprese che producono corrente. «L'energia, in Italia, è nata sull'energia idroelettrica. Abbiamo inventato l'energia geotermica. Siamo stati i primi al mondo con l'energia nucleare, anche se poi è un'esperienza finita in quel modo. Il problema – dice – è che sul fotovoltaico c'è stato una specie di assalto alla diligenza che non ha aiutato il settore a crescere».

Zuccoli, le imprese elettriche sono d'accordo sul taglio agli incentivi?
Abbiamo trovato un punto di mediazione che ha messo d'accordo le aziende delle rinnovabili, le imprese termoelettriche e le aziende che operano in entrambi i segmenti. Le rinnovabili sono nel dna delle aziende elettriche italiane, le abbiamo inventate noi. E siamo d'accordo che con gli incentivi al fotovoltaico abbiamo visto minoranze imprenditoriali molto aggressive, portatrici di interessi forti, lanciarsi in un "attacco alla diligenza" che rischia di stravolgere l'equilibrio del sistema economico.

Che cosa temete?
Dietro la parola "rinnovabili" ci sono realtà diversissime. Noi di Assoelettrica abbiamo fatto un semplice ragionamento. In primo luogo, il fotovoltaico gode dell'incentivo "conto energia", mentre tutte le altre tecnologie sono incentivate con i certificati verdi, che a differenza del "conto energia" sono una forma di confronto con il mercato. E poi il fotovoltaico, positivo perché usa una fonte di energia disponibile a tutti, il sole, è però una tecnologia ancora arretrata. Invece di incentivare chi fa ricerca, facciamo pagare sulla bolletta della corrente il sussidio in conto energia alle famiglie, indipendentemente dal loro reddito. A noi imprenditori il concetto degli incentivi piace poco.

Dopo il taglio dei sussìdi, le aziende elettriche continueranno a investire sul settore rinnovabile?
Il futuro è quello. Petrolio e gas non sono infiniti, il rischio geopolitico è sotto gli occhi di tutti. Dobbiamo investire nelle fonti pulite di energia, ma con un approccio imprenditoriale: molti di noi immaginano il giorno in cui non ci saranno più incentivi. L'imprenditore sa prendere il rischio imprenditoriale, sa fare innovazione, sa misurarsi con il mercato.

Che le pare delle prime indicazioni sul decreto di riforma?
Quello che sta facendo il ministro dello Sviluppo economico è coerente con la nostra visione e con gli interessi del paese. Dobbiamo tenere conto di quello che succede in Europa: in Germania gli incentivi sono la metà dei nostri, in Spagna li hanno ridotti, la Francia fa una politica seria e razionale. Da noi sono sussidi appetitosi e dobbiamo evitare che cali in Italia un mondo di finti imprenditori rifiutati dagli altri paesi europei.

Perché in altri paesi l'incentivo alle rinnovabili è riuscito a generare una filiera industriale solida?
Il solito vizio di noi italiani, più vicini agli indiani che ai cowboy, tanti piccoli operatori pronti all'assalto della diligenza, mentre ci sono pochi grandi gruppi, pochi imprenditori che amano la sfida della ricerca. Gli aiuti vanno dati invece a chi sviluppa intelligenze e capacità di innovare. Solamente così possiamo dimostrare il genio italico.

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