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Questo articolo è stato pubblicato il 13 aprile 2011 alle ore 06:40.

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ROMA
Giusto l'appello degli imprenditori energivori che chiedono tagli consistenti ai super-sussidi all'energia solare. Ma è più che lecita anche la richiesta degli operatori del fotovoltaico che pretendono la salvaguardia degli investimenti già attivati. Stop, dunque, alla «guerra inutile» sui tagli ai sussidi. Una buona mediazione «è assolutamente praticabile» ammonisce Filippo Levati, 40 anni, artefice di un nuovo coordinamento degli operatori del settore, il costituendo "Ifi" (Industrie Fotovoltaiche Italiane). Ed ecco quella che potrebbe essere una buona soluzione su uno dei temi che alimentano le contrapposizioni in vista dell'ultra-ritardatario decreto governativo sul "quarto conto energia".
I tetti agli incentivi, legati alla potenza installata o ai denari da erogare, nettamente rifiutati dalle imprese del settore? «Qualche argine va comunque messo e i tetti potrebbero riguardare non la potenza ma l'effettiva energia prodotta dagli impianti. Una soluzione che avrebbe il vantaggio di premiare l'efficienza e facilitare il payback dell'investimento, senza limitare il volume delle installazioni» propone Levati, in prima linea come direttore generale di MXGgroup, una realtà italiana già solida nella produzione di pannelli fotovoltaici (due stabilimenti alle porte di Milano con 400 addetti e un insediamento negli Stati Uniti). Occorre innanzitutto «far presto», perché «in questa situazione di incertezza le banche si sono comprensibilmente irrigidite nell'erogazione dei finanziamenti» incalza Levati unendosi al corale appello (almeno qui) di tutto il fronte delle imprese.
Il settore chiede certezze, e il Governo è inadempiente. Aveva promesso di varare il provvedimento in anticipo rispetto alla scadenza di fine mese. Solo il 20 aprile si terrà il più volte rinviato confronto "finale" con le regioni. Nell'attesa c'è apprensione, ma anche comprensibile disorientamento. Rispetto alle indiscrezioni su un taglio consistente e immediato degli incentivi il gruppo Imprese Fotovoltaiche Italiane di Confindustria Anie (Gifi) «esprime forte preoccupazione» ritenendo tali indiscrezioni «irrealistiche, in quanto – si legge in una nota – andrebbero totalmente contro lo sviluppo del mercato fotovoltaico». Anie-Gifi fa dunque appello alla «responsabilità del ministro Romani a voler garantire i diritti acquisiti e ad introdurre un nuovo sistema d'incentivazione che permetta all'Italia di arrivare alla piena competitività».
In tutto ciò il nascente "Ifi" è più vicino agli imprenditori energivori, che chiedono di sfrondare gli incentivi, o agli operatori che chiedono circospezione? «Siamo – risponde Levati – dalla parte dell'industria, e delle sue autentiche esigenze: il settore deve definitivamente smarcarsi da una visione speculativa. Le rinnovabili devono essere viste come un investimento per il paese e non come un ritorno garantito a breve, come fossero un qualsiasi derivato finanziario, magari attivato con il massiccio ricorso ad apparati asiatici». Ecco perché «occorre riorientare correttamente gli incentivi, certamente decurtandoli rispetto ai valori attuali ma con un autentico ripensamento qualitativo». Cosa privilegiare? «La filiera industriale italiana, innanzitutto. Installazioni ma anche produzione di apparati. E poi – precisa Levati – con una tipologia di erogazione che sappia incentivare le vere virtù, i veri vantaggi, del fotovoltaico: la generazione distribuita, lo scambio sul posto, la sinergia con le evoluzioni nell'efficienza energetica degli edifici». La tutela degli investimenti in essere? «Giusta rivendicazione. Ma con strumenti di verifica rigorosi. Guai ad assecondare – ammonisce Levati – le spinte di chi vorrebbe contrabbandare un impianto ancora in gestazione come se fosse una struttura già operativa».
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