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Questo articolo è stato pubblicato il 14 aprile 2011 alle ore 08:18.

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di Dino Pesole
ROMA. Giulio Tremonti li definisce «colli di bottiglia», vale a dire quei lacci e lacciuoli che frenano la crescita, e che le riforme che il governo si propone di mettere in campo puntano a rimuovere. Nel «Programma nazionale di riforme» approvato ieri dal Consiglio dei ministri, si tenta anche una stima dell'impatto sulla crescita delle singole riforme. Un esercizio di simulazione - si legge nel testo - che investe l'area lavoro e pensioni, il mercato dei prodotti, la concorrenza e l'efficienza amministrativa, l'innovazione e il capitale umano, il sostegno alle imprese e infine i capitoli infrastrutture e sviluppo.

L'insieme di tutte le misure prese in considerazione determina nel quadriennio 2011-2014 «un impatto positivo di 0,4 punti percentuali l'anno, rispetto allo scenario base. Nel quadriennio, quindi, si stima una crescita dell'1,6% in più.

La simulazione si spinge anche agli anni successivi: per il 2015-2017 si stima un contributo annuo alla crescita del Pil dello 0,3 per cento. Nel triennio successivo (2018-2020) gli investimenti registrano un forte incremento del loro tasso di variazione (0,7 punti percentuali in media annua) rispetto allo scenario di base, «mentre il loro effetto sul tasso di variazione del Pil risulta mediamente di 0,2 punti percentuali l'anno».
Stime da valutare con cautela - si osserva nel documento - perché al momento è arduo prevedere il ciclo economico. Se ci si troverà in una fase di espansione ciclica, l'effetto complessivo potrebbe anche risultare più incoraggiante. Al contrario, in presenza di un ciclo negativo che riduca sic et simpliciter le stime di crescita, l'impatto finale potrebbe essere più contenuto.

Lo scenario prudenziale è già adottato per quel che riguarda le nuove stime di crescita contenute nel documento e confermate nel "Def", tenendo conto che gli effetti delle riforme avviate negli anni precedenti «sono comunque già incorporati nella definizione dello scenario macroeconomico di base». In tal modo, nel triennio 2011-2014 l'impatto complessivo si riduce nello scenario prudenziale dallo 0,4 allo 0,2%, mentre per il triennio 2015-2017 si passa dallo 0,3 allo 0,2 per cento. Nel triennio successivo, la stima resta invariata allo 0,2 per cento.

Con i limiti che lo stesso documento pone in risalto, la simulazione offre comunque alcuni elementi di interesse e riflessione. Le riforme sono divise in sottosettori per aree. L'area «lavoro e pensioni», con annesso il dettaglio degli interventi, dovrebbe contribuire alla crescita con lo 0,6% del Pil nel 2014, l'1,2% nel 2017 e l'1,6% nel 2020, anno finale di rilevazione che coincide con il limite temporale fissato dalla nuova agenda europea «2020». Se si analizza l'area «mercato dei prodotti, concorrenza ed efficienza amministrativa», la stima in termini di maggiore crescita è dello 0,8% nel 2014, dell'1% nel 2017 e nel 2020.

Si passa poi all'area «innovazione e capitale umano», con un contributo al Pil dello 0,1% nel 2014, dello 0,2% nel 2017 e dello 0,4% nel 2020. Infine l'area «sostegno alle imprese», in cui vengono compresi i progetti «strategici e gli interventi di sostegno alle attività di produzione e ricerca»: la previsione per l'incremento del Pil è pari allo 0,1% nel 2014, allo 0,2% nel 2017 e 2020.

Quanto alle opere in infrastrutture, nel Programma nazionale di riforme si ricorda come le assegnazioni delle opere previste nel Piano Infrastrutture strategiche siano confluite in delibere Cipe. «Considerata la dipendenza nel tempo di tali effetti alle erogazioni», le misure incluse nel Piano sono oggetto di una misurazione ad hoc. Si stima un effetto positivo sul Pil nel medio periodo dello 0,4 per cento. La tabella che correda il capitolo espone nel dettaglio anche l'impatto delle singole riforme sulle diverse componenti che formano l'aggregato generale. Dall'area «Lavoro e pensioni», si attende nel 2014 un incremento dei consumi dello 0,4%, e dell'1,1% per quel che riguarda l'occupazione. Il contributo in termini di maggiore occupazione dell'area «innovazione e capitale umano» è limitato invece allo 0,1 per cento.

Tra le misure inserite nel Programma di riforme - segnala il Governo - è compreso il finanziamento per gli ammortizzatori sociali in deroga. Nel 2009-2010 sono state stanziate risorse statali «per circa 5,3 miliardi». Al raggiungimento degli obiettivi «Europa 2020» per lavoro e occupazione concorreranno le risorse comunitarie e nazionali dei fondi strutturali «per 3,5 miliardi».

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