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Questo articolo è stato pubblicato il 20 aprile 2011 alle ore 07:44.

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Giampaolo Galli, direttore generale di Confindustria (Ansa)Giampaolo Galli, direttore generale di Confindustria (Ansa)

Bene sul risanamento dei conti pubblici, «che è obiettivo essenziale» e dove si prevede «uno sforzo ancora superiore a quello compiuto per rispettare i parametri di Maastricht».
Invece «deludente» sulle azioni concrete di riforma per ritornare a crescere. «Serve uno scatto d'orgoglio per affrontare le urgenze del paese», ha detto il direttore generale di Confindustria, Giampaolo Galli, nell'audizione di ieri mattina in Parlamento sul Pnr, il Programma nazionale di riforme, e sul Def, il Documento di economia a finanza 2011.

Confindustria chiede che si faccia di più sulle riforme, sulle liberalizzazioni, sui tagli alla spesa pubblica improduttiva, sugli investimenti in infrastrutture, oltre che sul fisco. «È vero che senza stabilità della finanza pubblica non è possibile lo sviluppo economico», ha detto Galli, citando la premessa del Def e riaffermando una posizione che Confindustria certamente condivide. Ma, ha aggiunto, «specie nelle condizioni attuali, è vera anche la situazione inversa. E cioè che senza crescita è molto difficile conseguire la stabilità finanziaria».

Sui conti pubblici, Confindustria «condivide» gli impegni del governo sul risanamento, giudicandoli «estremamente ambiziosi». L'obiettivo, ha sottolienato Galli, è quello del sostanziale pareggio di bilancio nel 2014, a partire da un disavanzo pari al 4,6% del Pil nel 2010. Tenuto conto della spesa per interessi, ciò comporta un miglioramento del saldo primario di ben 5,3 punti di Pil. Di altrettanto, ha spiegato Galli ai parlamentari delle Commissioni Bilancio del Senato e della Camera, dovrebbe ridursi la spesa complessiva, corrente e in conto capitale, al netto degli interessi. Per raggiungere questi obiettivi, bisognerebbe varare una manovra di 2,3 punti di Pil per il biennio 2013-2014: si tratta di circa 39 miliardi, una cifra ben superiore a quella di 25 miliardi approvata l'estate scorsa.

Uno sforzo impegnativo. Che, proprio per la sua portata, per avere successo secondo Galli ha bisogno di uno «scatto d'orgoglio», cioè che si ridisegnino i meccanismi di spesa e lo stesso perimetro di interventi dello Stato nell'economia e nella società. Invece gli obiettivi del Pnr «comportano che tra dieci anni saranno ancora ampi i divari da colmare rispetto ai target europei».

Avanti con le riforme, quindi, a partire da più liberalizzazioni e più privatizzazioni. E poi bisogna concentrare il risanamento sul lato della spesa, tenendo conto dell'elevato livello di pressione fiscale, il 42,6% nel 2010, tra i più alti d'Europa. «Senza questi interventi, i tagli rischiano di tradursi in un rinvio di spese necessarie o in forme occulte di debito pubblico», come può essere l'allungamento del debito verso i fornitori, già denunciato molte volte da Confindustria.

Galli ieri ha sollevato anche il problema della riduzione della spesa per gli investimenti pubblici che scenderebbero a 27 miliardi già nel 2012, mentre erano 38 miliardi nel 2009. «Una diminuzione consistente, che avrà effetti di lungo periodo sull'infrastrutturazione del paese e che è in contrasto con la raccomandazioni della Ue, che chiede di effettuare il risanamento senza penalizzare questo aspetto».

Rispetto alle precedenti previsioni, il governo ha ridotto le stime di crescita: una decisione che secondo Galli, dimostra quanto siano impegnativi gli obiettivi di riduzione del disavanzo pubblico e però quanto sia urgente mettere in atto misure per rilanciare la crescita.

Un impegno che deve essere condiviso dalle diverse forze politiche, così come la lenta crescita, ha detto Galli, è stato in passato un fenomeno bipartisan. Se l'Italia fosse cresciuta in linea con gli altri paesi della moneta unica il suo Pil oggi sarebbe oltre 300 miliardi più elevato.

Bisogna fare di più per il funzionamento della Pa; sulla riforma fiscale «si è ancora all'enunciazione di criteri generali»; sul federalismo fiscale è positivo che si persegua l'obiettivo di passare da un sistema di finanza derivata ad uno di finanza autonoma, ma bisogna evitare il rischio che il passaggio dall'Ici all'Imu si traduca in una maggiore imposizione per le imprese. Quanto alle infrastrutture e ai trasporti, il Pnr dà ampio risalto agli interventi, ma «si tratta di azioni e risorse già previste».

Per il Mezzogiorno le proposte del governo sono condivise da Confindustria, dal riorientamento strategico e concentrazione dei fondi strutturali alla fiscalità di vantaggio alla creazione di 10 zone almeno a burocrazia zero. Ma è insufficiente la definizione dei percorsi attuativi, ha detto Galli, e l'accelerazione dei programmi comunitari. È anche da chiarire come si concretizzerebbe l'annunciata misura di fiscalità differenziata: bisogna acquisire in tempi brevi le autorizzazioni della Ue.

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