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Questo articolo è stato pubblicato il 20 aprile 2011 alle ore 06:42.

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«Mi chiamo Pasquale, ho un lavoro a tempo indeterminato in una catena di hotel di lusso. Faccio il marmista». Mettere insieme questi tasselli per Pasquale, che è cresciuto alla periferia di Milano in una situazione di forte disagio nelle relazioni familiari, è stato molto più difficile che per altri e forse non sarebbe stato possibile senza l'intervento di un soggetto che si occupa dell'inserimento in un percorso professionale di lavoratori svantaggiati. Ma nel 2010 Pasquale ha iniziato il Progetto Superare lo Stigma della Fondazione Adecco, nata dieci anni fa con l'intento di aiutare chi ha problemi di disagio psichico e sociale a superare la barriera che separa dal mondo del lavoro.
La Fondazione Adecco sviluppa progetti di educazione al lavoro per inserire gli svantaggiati: persone con disabilità, disoccupati da lungo tempo, donne con carichi di famiglia, over 40, atleti di alto livello al termine della carriera. Nel decennale il bilancio dell'ente parla di una serie di progetti che «hanno coinvolto in orientamento 3.432 persone, in formazione 3.332 – spiega Claudio Soldà, segretario generale della Fondazione Adecco per le Pari Opportunità –. Di queste 2.584 sono state integrate, promuovendo la cultura della diversità nel mercato del lavoro per renderlo accessibile a tutti, nel rispetto dei principi di non discriminazione, pari opportunità, diritto al lavoro e inclusione sociale all'interno della società e in aziende e istituzioni pubbliche».
A sostenere la Fondazione sono innanzitutto le società del gruppo Adecco che in questi anni hanno «finanziato le attività con 5,5 milioni di euro, ma anche privati e enti», dice Soldà. I progetti sono stati realizzati in partnership con enti pubblici, enti no profit, altre fondazioni e aziende, creando un vero e proprio sistema di rete a sostegno delle categorie più deboli e rappresentando un esempio interessante di intervento del privato in aree che sono sempre state considerate di competenza pubblica.
Solo nel corso del 2010 Fondazione Adecco ha agevolato l'integrazione in percorsi professionali di 214 persone: 99 con disabilità, 22 disoccupati di lunga durata, 13 donne con carichi di famiglia, 12 persone over 40 e 68 atleti al termine della carriera agonistica. La maggior parte dei lavoratori coinvolti dalla Fondazione sono donne, con titolo di studio medio o superiore e risiedono nel nord Italia mentre sono soprattutto uomini, in maniera omogenea sul territorio nazionale, i disoccupati di lunga durata che beneficiano dei servizi della Fondazione.
Il percorso è lungo ma il risultato «che abbiamo ottenuto nel corso degli anni, e cioè oltre il 95% di occupati a tempo indeterminato tra persone con disabilità, ci fa pensare di aver avviato il meccanismo giusto», osserva Soldà. Il punto di partenza per chi entra nei progetti della Fondazione è «un colloquio conoscitivo con cui cerchiamo di conoscere la persona e valutare insieme le competenze, oltre alle necessità per capire se possiamo intrapredenre insieme un cammino di educazione al lavoro. Seguono incontri di orientamento al lavoro e corsi di formazione professionale, in collaborazione con enti preposti. Solo allora, quando il quadro è chiaro parte l'integrazione al lavoro e poi il monitoraggio e il tutoring.
Come è accaduto a Pasquale che partiva da grosse problematiche familiari e da anni al fianco del padre lavorando come marmista. Finché la malattia lo ha costretto a non poter più fare questo lavoro. Quando ha incontrato la Fondazione Adecco arrivava da un lungo periodo senza occupazione ed era alla ricerca di un posto come operaio generico o magazziniere. La sua storia è stata segnalata a una grande catena di hotel di lusso che, come spesso accade, ha ambienti interamente rivestiti in marmo. Alla manutenzione oggi ci pensa Pasquale.
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