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Questo articolo è stato pubblicato il 22 aprile 2011 alle ore 06:40.

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La Francia sarà anche protezionista e inventrice del patriottismo economico, ma le cifre più recenti sull'afflusso di investimenti diretti dall'estero (Ide) raccontano una storia diversa, che molti dei nostri imprenditori conoscono bene. Quella di un Paese sostanzialmente aperto al capitale straniero, tanto da essere diventato l'anno scorso il primo destinario di Ide in Europa, con un volume di 54 miliardi di dollari, e quarto a livello mondiale dietro Stati Uniti, Cina e Hong Kong. Di questo afflusso, una parte importante proviene dall'Italia, secondo investitore europeo dopo la Germania per posti di lavoro creati o mantenuti (2.400) e terzo per numero di progetti (54).
Come ha evidenziato Hervé Pottier, direttore dell'ufficio italiano dell'Agenzia francese per gli investimenti internazionali (Afii), alla conferenza stampa di presentazione del rapporto annuale, «oltre un terzo dei progetti di investimento italiani in Europa sceglie la Francia». Ci sono i grandi gruppi - Finmeccanica, Italcementi, Barilla, Saipem, Autogrill, Iveco e altri - ma anche tante Pmi, oltre 1800, che danno lavoro a 136mila persone, e presenze significative nei poli di competitività.
Questa è la sintesi macro, alla quale si sono aggiunte due case history, testimonianze dal vivo. Francesco Floro Flores, presidente di Aerosoft Spa, gruppo di Napoli specializzato nella progettazione e engineering per l'industria aerospaziale, automobilistica, ferroviaria e cantieristica, racconta con soddisfazione del suo investimento a Tolosa, nell'Aerospace Valley, che risale al 2004. Autorità locali molto disponibili, nessun ostacolo burocratico e amministrativo e anzi grande collaborazione nella ricerca del partner: «Solo a livello industriale, a noi che eravamo partiti con l'idea di arrivare subito ad essere fornitori di 1° livello di Airbus, ci hanno fatto capire con garbo che avremmo dovuto scalare una piramide per arrivarci. L'abbiamo fatto e oggi abbiamo raggiunto l'obiettivo. L'attività va molto bene e la controllata francese genera ormai un terzo dei ricavi del gruppo, il cui fatturato è di 25 milioni di euro: «In Francia esistono tutte quelle cose che, come imprenditori, vorremmo vedere migliorate in Italia. Paghi l'Iva all'incasso e non all'emissione della fattura. Si rispettano i termini di pagamento a 30 giorni e nemmeno sappiamo cos'è l'attività di recupero crediti». Un'esperienza positiva che Aerosoft vuole replicare in Germania, a Wolfsburg, al seguito della Italdesign di Giugiaro, della quale sono partner storici, entrata a far parte del gruppo Volkswagen.
L'altro caso è quello di Area Industrie Ceramiche, gruppo laziale specializzato nella produzione di tegole fotovoltaiche, un'operazione già raccontata dal Sole nel febbraio 2010. Partita come doppia acquisizione di due impianti in Francia, gli investitori si sono trovati talmente bene con l'amministrazione pubblica francese, che hanno deciso di insediare Oltralpe la holding del gruppo: la sede di Anagni è diventata una filiale.
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