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Questo articolo è stato pubblicato il 23 aprile 2011 alle ore 09:39.

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La lezione tedesca è stata imparata quasi a memoria anche dalla Sulzer Friction System, controllata italiana del conglomerato svizzero, che produce sincronizzatori per cambi automobilistici. La ristrutturazione è stata talmente radicale da far dire all'amministratore delegato, Salvatore Piccirillo, che «l'azienda di tre anni fa non esiste più, è stata rivoltata come un calzino». Anche in questo caso, l'agente del cambiamento è stata la crisi, quella crisi che alla fine del 2008, quando l'industria dell'automotive si era fermata, aveva fatto scendere il fatturato mensile da oltre un milione a trecentomila euro. Il tutto, vista la filiera lunga, a fronte di un magazzino lievitato a 3 milioni di euro. Situazione disperata. E imbarazzante. Alla capogruppo bisognava inviare un segnale importante. Da qui la scelta dell'azienda di Caivano (Napoli) di rivolgersi agli uomini di Porsche Consulting.

Fornitore, tra gli altri, di Audi, Ford e GM, Sulzer Friction System ha rivisto completamente l'organizzazione produttiva, riducendo sprechi e tempi morti. Sono stati aboliti i reparti, quindi i capi-reparto, e sono state create le isole di produzione dove il pezzo, dallo stato grezzo, viene trattato a ciclo completo. La produttività procapite è raddoppiata a 80 pezzi l'ora, così come dovrebbe raddoppiare il fatturato 2011, a 24 milioni di euro, rispetto al 2008: «Eravamo una struttura piccola con un'organizzazione elefantiaca. Oggi chiudiamo il mese con un magazzino pari al 70% del fatturato, prima era una volta e mezzo», spiega Piccirillo.

Risultati che sono stati conseguiti con una settantina di addetti contro gli 80 di tre anni fa. Gli stessi operai, che beneficiano di pause più lunghe – una da trenta e due da 10 minuti su un turno di otto ore – sono diventati, come succede in Porsche AG, multitasking, in grado cioè di compiere più funzioni: «Da noi ci sono cinque operazioni basilari. Prima ognuno era in grado di compierne una o al massimo due, adesso tutti sanno fare tutto. Siamo arrivati a un punto in cui la qualità non la controlliamo ma la produciamo». (A.Ger.)

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