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Questo articolo è stato pubblicato il 24 aprile 2011 alle ore 16:24.

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Dalla Puglia la camicia del principe (LaPresse)Dalla Puglia la camicia del principe (LaPresse)

Per il matrimonio più atteso dell'anno c'è un tocco di "made in Italy" che attende solo di essere indossato. È la camicia bianca che il principe William indosserà il 29 aprile per le sue nozze con Kate Middleton. A tagliarla, cucirne le parti, rifinirla con filo di seta, bottoni di purissima madreperla nascosti (solo uno esterno), asole ricamate a mano (ovviamente con filo di Scozia), collo diplomatico con lista alta, perché slancia di più, e punte non molto rigide, è stato un giovane sarto di Ginosa di Puglia, nel tarantino.

Lui, Angelo Inglese (nomen omen) è arrivato alla corte britannica quasi per caso, attraverso altri clienti famosi. Il passaparola ha funzionato: i sarti del principe lo hanno cercato e il sarto pugliese si è messo all'opera. A gennaio sono arrivate da Londra le misure di collo, torace e braccia del rampollo reale, poi Inglese ha realizzato il prototipo e lo ha spedito per la prima misura. Quindi il ritorno nel centro tarantino per il varo finale. «Tutto è stato fatto a mano – spiega il 38enne Angelo Inglese che nella sartoria paterna, nata nel 1955, lavora sin da bambino –. Dal taglio del tessuto, il popeline, il cotone che prende il nome dai papi che lo usavano per le loro tuniche, all'assemblaggio delle parti, ai colli e ai polsi, alle rifiniture».

Tempo impiegato per questi 19 passaggi, compresa stiratura, piega a mano con lo straccetto umido e confezionamento in scatola? Poco meno di quaranta ore e poi la camicia è stata spedita a Londra, pronta per la cerimonia nell'abbazia di Westminster. Normalmente i tempi di lavorazione sfiorano le 25 ore, ma per l'erede della corona inglese l'attenzione è stata ancora più alta per ottenere una vestibilità perfetta e conferire alla camicia nuziale un aspetto classico, ma innovativo e giovanile al tempo stesso. Sulla differenza di ore di lavorazione Inglese è democratico: «Pure per le altre camicie – dice – riserviamo ai clienti lo stesso trattamento del principe William, ora più ora meno».

Per questa piccola sartoria di provincia – il fatturato annuo è di poco inferiore ai 500mila euro, realizzato per il 70% all'estero – il primogenito di Carlo e Diana d'Inghilterra è, sinora, il cliente più noto che da lustro a un lungo lavoro di ricerca artigianale della qualità (il tessuto, per esempio, è solo quello di cotonifici svizzeri), qualità che ha portato le camicie Inglese in tutto il mondo. A cominciare dal Giappone, per poi proseguire con l'Europa, soprattutto Belgio, Olanda e Norvegia. E in futuro? «In questi mesi – conclude – stiamo guardando con interesse agli Stati Uniti, poi nel prossimo periodo ci concentreremo anche su India e Cina». Ma le radici rimangono a Ginosa dove Inglese progetta uno show room in un frantoio oleario dismesso e il nuovo laboratorio sartoriale nel palazzo dell'Arciprete, del 1600.

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