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Questo articolo è stato pubblicato il 28 aprile 2011 alle ore 10:14.

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Il marmo bresciano fa rotta sull'IndiaIl marmo bresciano fa rotta sull'India

Spostandosi dalla Cina all'India all'inseguimento di un mercato sempre straniero. Il marmo di Botticino (Brescia) tradizionalmente guarda oltre frontiera, ma mai come in questo momento. Nel settore dei lapidei le imprese legate all'estrazione e lavorazione della tipica pietra bresciana dall'inconfondibile color beige sono poche ma di lunga storia. Si tratta di un gruppo ristretto di nove imprese che insieme producono circa 140-150mila tonnellate all'anno di Botticino classico con un fatturato complessivo che si aggira intorno ai 25 milioni di euro senza contare l'indotto.

Una composizione forte del 98% di carbonato di calcio e una colorazione particolare che lo rende l'unica vera alternativa all'altro marmo italiano per eccellenza, quello di Carrara. Sono i segreti del marmo di Botticino che per tutelarsi meglio davanti alla concorrenza di pietre dalla tonalità simile ha dato vita a un marchio collettivo e a un consorzio che raccoglie le primarie aziende del settore per la commercializzazione dal nome significativo: Marco Polo. I mercati internazionali sono il principale bacino di tutte le aziende lapidee bresciane. A cominciare dalla Cooperativa Operai Cavatori del Botticino che nata nel 1932 ottiene la maggior parte del suo fatturato (6 milioni di euro per il 2010 e 50 dipendenti) lontano dall'Italia.

«Se facessimo riferimento al mercato interno avremmo difficoltà due o tre volte maggiori di quelle che già affrontiamo – spiega il presidente Mario Rossi –. Non ci sono segnali di ripresa al momento nel nostro Paese e in aggiunta c'è sempre il rischio di non essere pagati. Noi esportiamo direttamente un 35% del prodotto e poi altrettanto attraverso intermediari». È questo il motivo per cui il 2010 ha chiuso con un fatturato positivo anche se lontano dai risultati del 2008. Quando la Cina ha rallentato l'interesse per il marmo bresciano, le aziende si sono rivolte all'India, ma incombe sempre la concorrenza di Turchia e Spagna che offrono una pietra di minore qualità ma spesso più facile da utilizzare. La contromossa è stata quella di puntare su maggiori servizi per la posa, per gli aspetti tecnici, nella rete commerciale.

Una commercializzazione all'estero così spinta nasconde anche delle insidie. Spesso si punta a vendere le lastre di marmo senza lavorazione. Un aspetto molto pericoloso per il comparto secondo Fabio Bonardi, presidente della Cooperativa Valverde, altra compagine storica del marmo bresciano nata nel 1982, 38 soci e un fatturato di 5,5 milioni di euro. «Stiamo perdendo la nostra capacità di trasformazione – spiega – perché sono emersi paesi come la Cina e l'India, ma anche la Turchia o l'Iran che hanno costi di trasformazione inferiori al nostro. Rischiamo di diventare semplici produttori della materia prima. Anche perché è più facile vedere il semplice blocco».

Il marmo bresciano grazie alla percentuale elevatissima di carbonato ha molteplici utilizzi: perfino nelle polveri, che arricchiscono i dentifrici e sbiancano lo zucchero. In occasione delle celebrazioni dell'Unità di Italia, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricordato come l'Altare della Patria sia fatto in marmo di Botticino. In tempi più recenti è stato utilizzato dal presidente dell'Ucraina Viktor Yanukovich per la sua villa, ma anche per il restauro della Gran Central Station di Manhattan.

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