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Questo articolo è stato pubblicato il 04 maggio 2011 alle ore 08:00.

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Rinegoziazione per i mutui a tasso variabile fino a 150mila euro a vantaggio dei meno abbienti.

Lo prevede la bozza del decreto sviluppo che dispone per chi ha in carico mutui ipotecari a tasso e rata variabile, la possibilità, fino al 30 aprile 2012, di rinegoziarne le condizioni, a patto che il titolare del finanziamento attesti un Isee (Indicatore situazione economica equivalente) inferiore a trentamila euro e non presenti ritardi nei pagamenti (come anticipato da Radiocor). Un'altra disposizione, inoltre, dovrebbe consentire alle banche di aumentare i finanziamenti al credito marginale, attraverso una revisione del meccanismo per fissare la soglia minima d'usura.
La rinegoziazione dei mutui a tasso variabile è finalizzata a sostenere chi, disponendo di un basso reddito fisso, si possa trovare in difficoltà a causa del rialzo dei tassi che si è messo in moto il 7 aprile scorso quando la Bce, dopo un periodo di quasi due anni nel quale aveva tenuto fermo il tasso di riferimento all'1%, ha deciso di ritoccarlo portandolo all'1,25%. Molti esperti prevedono che ciò possa essere il preludio di una fase di aumento dei tassi che, "di quartino in quartino", potrebbe portare alla fine dell'anno il tasso di riferimento della politica monetaria europea intorno all'1,75%; va ricordato, inoltre, che le ultime tendenze del mercato registrano una prevalenza dei contratti a tasso variabile, anche se è vero che negli ultimi mesi va aumentando il numero di coloro che preferiscono i mutui a tasso fisso. Secondo dati recenti più di tre quarti dei mutui immobiliari hanno un tasso "mobile", mentre solo il 24% dei nuovi mutui stipulati è a tasso fisso.
Quanto alla revisione del tasso di usura, la riforma è da tempo sollecitata dalle banche, che vorrebbero una modifica in linea con altri Paesi europei. La revisione del meccanismo stabilito da una legge varata quando i tassi in Italia erano molto alti, prevederebbe una riduzione da 150 a 125 punti base del ricarico sui tassi effettivi globali medi (tegm) rilevati trimestralmente da Bankitalia, ai quali andrebbero aggiunti altri quattro punti percentuali. Il vantaggio per le banche, ma anche per le imprese, in una fase di aumento del rischio e di rialzo dei tassi, sarebbe quello di ampliare la platea di prenditori di credito legale. Un altro meccanismo allo studio mira ad appiattire la curva dei tassi usurari minimizzando il frazionamento del credito da parte delle banche. Questo si otterrebbe imponendo un tetto massimo di otto punti percentuali al differenziale tra il tasso soglia e il tasso effettivo globale medio.
R.Boc.

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