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Questo articolo è stato pubblicato il 07 maggio 2011 alle ore 08:14.

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Il made in Italy veste già la maglia rosaIl made in Italy veste già la maglia rosa

Biciclette, ovviamente. Ma anche cambi ultraleggeri, accessori hi-tech, selle e abbigliamento. La kermesse del Giro d'Italia, oggi al via, è anche l'occasione per dare una vetrina d'eccezione al made in Italy delle due ruote, comparto di nicchia dove però possiamo vantare eccellenze su scala globale. Con numeri di tutto rispetto e, soprattutto, un export che "tira".

Nel 2010, in Italia sono state prodotte 2.489.000 biciclette, di cui il 35% da ragazzo, l'8% da corsa (la "specialissima" degli appassionati) il 32% mtb e il 25% citybike. Siamo il paese in Europa in cui si assemblano il maggior numero di biciclette. In totale, le aziende del comparto sono poco più di 200, con un fatturato industriale di circa 1 miliardo di euro, di cui la metà raggiunto all'estero, e circa 10mila dipendenti nel complesso. Alla vendita, tutto il mercato (bici, accessori, componentistica e abbigliamento) vale circa 1,3 miliardi di euro.

Bianchi, Colnago, Olmo e De Rosa sono marchi noti in tutto il mondo, ma non mancano i produttori di nicchia. Come la Wilier Triestina di Rossano Veneto. La società realizza sia bici da corsa, sia mountain bike, sia modelli che uniscono l'impronta racing alla ricerca del comfort. Per l'ad Andrea Gastaldello «fino alla fine del 2010, il mercato italiano è stato nel complesso piatto. Però le vendite in Italia rappresentano solo il 24% del totale. E questo ci ha consentito di incrementare, nel 2011, il nostro fatturato dell'11%. E anche in Italia ora c'è ripresa».

Tendenze del mercato? «Vanno per la maggiore i modelli per chi ha un budget limitato». La vicentina Campagnolo è tra i leader globali nel settore delle trasmissioni e delle ruote. Lorenzo Taxis, direttore marketing e comunicazione, spiega: «anche negli ultimi anni siamo andati bene. E questo soprattutto grazie all'export, che si aggira intorno al 75-80%. In particolare, è in grande crescita il mercato Usa. Investire in innovazione – continua Taxis – è importantissimo.

Da tre anni, per esempio, abbiamo a listino una trasmissione ad 11 velocità, e siamo ancora gli unici ad averla». L'interesse nella tecnologia ci viene confermato da Monica Santini, dg del Maglificio Sportivo Santini, nella bergamasca, che realizza capi di abbigliamento: «il ciclista è un affamato di tecnologia». Anche la sua società non è stata quasi colpita dalla crisi: «Nel 2010 siamo cresciuti del 15%, con le esportazioni al 70%: all'estero ci tengono molto all'evidenza del made in Italy».

Un buon trend sottolineato anche da Philippe Zecchetto, responsabile della Diamant, che realizza sia scarpe sportive attraverso il marchio Dmt sia biciclette complete, firmate MCipollini, il famoso sprinter. «Addirittura, il nostro marchio di biciclette è stato lanciato nel pieno della crisi, un paio di anni fa. Ora, le esportazioni sono al 70%». E, anche nelle calzature l'export la fa da padrone: «con il marchio Dmt sono al 70%».

Il Veneto è la patria del sellino. Su tutti, alcuni nomi: Selle Italia e Selle Royal, e poi Selle San Marco. Una storia di famiglia che vale circa 100 milioni di euro, pari all'80% della produzione italiana (con 500 addetti, escluso l'indotto). «Nella fascia alta di mercato, dove siamo fra gli attori principali – spiega Luigi Girardi, presidente di Selle San Marco Spa – più che concorrenza c'è una sfida di stile e tecnologia». L'azienda ha 30 addetti e un fatturato di 6 milioni. «Per la linea top di gamma – dice Giovanni Girardi, direttore commerciale – produzione e assemblaggio avvengono esclusivamente in Italia».

Il resto del mercato è suddiviso fra le aziende dei due fratelli Bigolin. Selle Royal, di Riccardo Bigolin, è stata fondata nel 1956 e oggi produce non meno di 70mila pezzi al giorno, con export mirato su 30 Paesi, nello stabilimento all'avanguardia di Pozzoleone, nel Vicentino.

Selle Italia Srl, con base a Casella d'Asolo, guidata da Giuseppe Bigolin, oggi settantenne, ha tagliato il traguardo dei 114 anni di attività. L'azienda produce 2,2 milioni di pezzi all'anno, con una quota del 90% di export. La quota di mercato è del 65%, con mille ciclisti professionisti che hanno scelto le selle Italia. «Arrivare in vetta è stata dura – racconta Giuseppe Bigolin, che nel frattempo ha affidato le redini dell'azienda al figlio Riccardo – lo sarà ancora di più rimanerci. La strategia è spingersi oltre fattori quali la ricerca o il design, per puntare su prodotti sempre più scientifici, rivoluzionari anche da un punto di vista salutistico, blindati dai brevetti». Quindi, bene all'estero, un po' meno qui da noi. Forse perché, come sottolinea Antonello Montante, presidente del gruppo omonimo che produce cicli di alta gamma e vicepresidente dell'associazione che riunisce i produttori (Ancma) «il ciclo meriterebbe più attenzione in Italia. Pensiamo solo al fatto che siamo agli ultimi posti in Europa per quanto riguardo lo sviluppo di piste ciclabili».

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