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Questo articolo è stato pubblicato il 13 maggio 2011 alle ore 08:00.

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Premi e lotta alle assenze nell'integrativo di SamePremi e lotta alle assenze nell'integrativo di Same

«È stata una lunga e dura trattativa, ma il risultato è un vero cambio di passo nelle nostre relazioni industriali». Lodovico Bussolati, ad di Same-Deutz Fahr, tra i big mondiali nella produzione di macchine agricole e secondo in Italia solo al gruppo Cnh per quota di mercato (è del 18%), 880 milioni di consolidato 2010 e 2.500 dipendenti, saluta così il sudato contratto integrativo approvato ieri con un referendum dai 1.250 dipendenti della sede di Treviglio. Un contratto che introduce una forte partecipazione dei lavoratori alle performance del gruppo, che vincola i premi ai giorni di presenza al lavoro, alla sicurezza aziendale e che rende più flessibile il ricorso agli straordinari e di conseguenza i ritmi di produzione.

Tre aspetti innovativi su cui la storica casa bergamasca in mano alla famiglia Carozza è riuscita prima a far convergere le firme di tutte e tre le sigle sindacali – anche se su tavoli disgiunti e dopo una maratona di 14 ore il 15 aprile scorso – e poi, ieri, a incassare il 93,6% dei consensi tra l'87% dei lavoratori che hanno partecipato al referendum. Dopo due anni difficili – tra procedure di mobilità che hanno portato da luglio 2009 al febbraio successivo a 140 esuberi, un 2010 aperto all'insegna della Cig per 700 addetti e un'estate di scioperi – nello stabilimento italiano di Same sembra essere tornato il sereno, complice anche il mercato che si è rimesso in moto e che ha portato a un exploit degli ordini del 40% per i trattori a marchio Same, Lamborghini e Deutz-Fahr, nei primi tre mesi 2011. «La partecipazione dei lavoratori ai risultati del gruppo è normale nel nostro sito di Lauingen in Germania – spiega l'ad – ma è invece un'assoluta novità in Italia. Così come è un successo aver affrontato il tema della continuità lavorativa». Nel dettaglio, l'integrativo alza del 40% il premio di risultato, che passa da un massimo percepibile di 4mila euro lordi l'anno a 5.600 euro, applicandolo a tutti i dipendenti eccetto i dirigenti, e legandolo a più parametri. Un indicatore industriale (massimo 4mila euro) dove, oltre alla produttività, assume peso la componente della sicurezza sul posto di lavoro; un indicatore di redditività, variabile fino a mille euro, ancorato ai risultati di gestione caratteristica del gruppo (Ebitda/net turnover); un indicatore di continuità lavorativa, fino a 600 euro annui, vincolato alla presenza il lunedì e venerdì, giorni in cui l'azienda registra un picco di assenze.

«Partendo peraltro da un tasso di assenteismo interno del 9,7% tra gli operai rispetto a una media nel Bergamasco dell'8,8%», rimarca Bussolati, soddisfatto anche di «aver ripristinato la normalità nella gestione degli straordinari, arrivando alle 40 ore previste dal contratto collettivo, con un pacchetto di 8 ore già in programma a maggio per far fronte all'aumento di ordini». Straordinari esigibili dall'azienda con un preavviso di 15 ore, con un massimo di 4 ore a settimana e penalizzazioni nel caso di opposizioni o scioperi da parte sindacale. E i sindacati, che riconoscono a Same-Deutz Fahr un trattamento dei dipendenti «sempre un gradino sopra la contrattazione collettiva», dice Luca Nieri della locale Fim Cisl, evidenziano come il sistema di anticipazione periodica degli acconti garantisca di fatto a tutti circa 3.300 euro sui 5.600 di tetto massimo di premialità. «Non abbiamo rinunciato ad alcun diritto – commenta Simone Grisa della segreteria provinciale Fiom, che rappresenta il 70% dei dipendenti Same sindacalizzati – ma abbiamo trovato punti di incontro, anche grazie alla condivisione di tutti i passaggi con i lavoratori, che non si sono visti imporre un'ipotesi di accordo calata dall'alto». Gli ultimi otto mesi di trattativa «sono serviti a rimettere al centro del dialogo l'impresa e i suoi risultati, cui tutti dobbiamo partecipare», conclude Bussolati. Ottimista di fronte al recupero del 20% del fatturato nei primi tre mesi 2011 (con l'obiettivo di assestare il trend al +10% su base annua e di arrivare a produrre 28mila trattori) e ai 210 milioni di investimenti in cinque anni.

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