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Questo articolo è stato pubblicato il 15 maggio 2011 alle ore 14:20.

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Nuovi aiuti o ristrutturazione: il salvataggio della Grecia agita i Governi Ue. Nella foto l'antico testro di Erode Attico ad Atene (Reuters)Nuovi aiuti o ristrutturazione: il salvataggio della Grecia agita i Governi Ue. Nella foto l'antico testro di Erode Attico ad Atene (Reuters)

Si discuterà di crisi greca e di salvataggio portoghese, oltre che della nomina di Mario Draghi alla Banca centrale europea, nell'Eurogruppo di domani sera. L'incontro giunge dopo che ieri il partito liberale tedesco, alleato di Governo di Angela Merkel, ha smentito le voci di una deriva euroscettica, approvando una mozione che prevede il benestare dei suoi deputati per il fondo di stabilizzazione finanziaria Esm, che deve essere presto dibattuto al Bundestag.
A Bruxelles i ministri finanziari dovrebbero approvare il pacchetto finanziario messo a punto con il Portogallo e che prevede un impegnativo piano di risanamento dei conti pubblici. I prestiti internazionali dovrebbero ammontare a 78 miliardi di euro. In cambio, il Paese in crisi debitoria deve introdurre riforme nel mercato del lavoro, liberalizzare alcuni mercati e vendere società pubbliche, pur di tornare competitivo.

Più controversa e delicata sarà la discussione sulla Grecia, con i ministri che sulle ipotesi di nuovi aiuti e ristrutturazione del debito non sembrano avere una posizione univoca. È chiaro che il Paese, beneficiario di un prestito da 110 miliardi di euro nel 2010, rischia di non riuscire a tornare sui mercati l'anno prossimo. Secondo Giada Giani, economista di Citigroup, l'ammanco nei conti pubblici potrebbe essere di 26-30 miliardi nel 2012. «Crediamo che alla fin fine un compromesso per ulteriori prestiti alla Grecia sia fattibile», ha commentato nei giorni scorsi Giani.
Se la stampa greca riferiva ieri delle pressioni internazionali per nuove privatizzazioni in Grecia, quella tedesca (Der Spiegel) scriveva del ritorno d'attualità di tagli fiscali in Germania, visto il buon andamento del deficit. Questa opzione è ancora tutta da capire, tutta da valutare, ma potrebbe rivelarsi politicamente utile per far accettare ai tedeschi eventuali nuovi aiuti ai Paesi in crisi a ridosso delle prossime elezioni nel 2013.

Intanto nel suo discorso d'investitura ieri a Rostock il nuovo presidente dell'Fdp Philipp Rösler, appena nominato ministro dell'Economia nel Governo di coalizione democristiano-liberale, ha cercato il massimo dei consensi in un partito diviso, ai minimi nei sondaggi e attraversato da tentazioni euroscettiche. Prima di tutto ha affermato: «Finché ci sono io alla presidenza il partito non verrà meno a un impegno chiaro a favore della grande idea di Europa».
Nel contempo, tuttavia, Rösler ha spiegato che qualsiasi aiuto a favore di Paesi in crisi debitoria deve dipendere da «chiare condizioni ed eventuali sanzioni per chi non rispetta le regole». L'aiuto finanziario «non può essere a senso unico», ha avvertito. In altre parole, ha sostenuto l'idea che se un Paese in crisi non riesce ad aderire pienamente al piano di risanamento deciso a livello europeo il sostegno potrebbe venire meno.

Il nuovo leader liberale ha voluto così strizzare l'occhio a una minoranza che nel partito ha deciso di opporsi agli aiuti e al nuovo fondo Esm, prossimamente in discussione in parlamento. Nei giorni scorsi è corsa voce che la coalizione Cdu-Fdp potrebbe non avere la maggioranza necessaria per approvare questo nuovo paracadute salva-Stati (anche se questa settimana la Camera ha approvato una mozione favorevole agli aiuti al Portogallo).
In molti deputati euro-dubbiosi c'è il desiderio di venire incontro ai tedeschi irritati dagli aiuti ai Paesi in crisi. In ogni caso ieri l'Fdp ha approvato una mozione che promette il benestare dei parlamentari liberali all'Esm, purché ci sia un voto per ogni attivazione del fondo, un approccio che il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble non condivide.

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