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Questo articolo è stato pubblicato il 17 maggio 2011 alle ore 13:40.

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Confindustria contro il provvedimento nel dl Sviluppo. Zegna: «Il design va protetto»Confindustria contro il provvedimento nel dl Sviluppo. Zegna: «Il design va protetto»

«La scelta è di quelle che lasciano perplessi: lo scorso settembre la norma era stata finalmente adeguata alla direttiva Ue del 1998, ma dopo solo 8 mesi si fa retromarcia». Paolo Zegna vicepresidente di Confindustria con delega all'internazionalizzazione, scende in campo a sostegno delle tesi degli imprenditori spiazzati dal colpo di spugna sul diritto d'autore. Introdotto nel decreto legge sviluppo, il dietro-front, già stigmatizzato da Carlo Guglielmi, presidente di Indicam e Roberto Snaidero, presidente designato di Federlegno (si veda il Sole 24 di domenica 14 maggio) ha lasciato dietro di sé uno strascico impastato di delusione e rammarico.

Incalza Paolo Zegna: «A questo punto ci chiediamo quale sia la linea, chi si vuole tutelare. È difficile comprendere come il ministero per lo Sviluppo Economico organizzi a fine aprile la giornata mondiale della proprietà intellettuale e dopo pochi giorni faccia passare una norma che protegge chi copia a danno di chi legittimamente ha creato l'opera o ne ha acquisito i diritti d'autore».

«Non regge – continua il vicepresidente di Confindustria – la giustificazione secondo cui la modifica era necessaria per recepire le indicazioni date a gennaio dalla Corte di Giustizia, perché la Corte ha espressamente affermato che la protezione del diritto d'autore si applica ai disegni e modelli non registrati sulla base delle direttive in materia di diritto d'autore. Allora, come si può pensare di disapplicare il diritto d'autore a opere che hanno tutti i requisiti previsti dalla legge italiana, dalle convenzioni internazionali e dalle direttive Ue – si chiede Paolo Zegna –? Dispiace poi che questo ribaltone sia stato inserito nel Dl Sviluppo, che dovrebbe supportare chi investe e non chi fa free riding sugli investimenti altrui».

«C'è scoramento tra le aziende che in questi anni si sono battute per la tutela della creatività – fa sapere anche il presidente di Assoluce Piero Gandini, da New York – sinceramente penso che sia nel caso in cui il pasticcio sia stato voluto o che sia stato casuale, questo esito legislativo è da terzo mondo. Voglio dire di più: se qui il design non viene tutelato allora trasferiamo le aziende all'estero e assegniamo il premio dell'Adi ad aziende che copiano».
Ci si interroga, intanto, sulle contromosse. Cesare Galli, professore di diritto industriale a Parma e tra gli altri, difensore di Assoluce a fianco di Flos nella causa per la difesa dei diritti della lampada Arco dei fratelli Castiglioni, è pragmatico: «C'è una causa pendente a Firenze, ovviamente nell'occasione saranno fatti valere le eccezioni di incostituzionalità evidenti nella nuova normativa. Cominciamo da qui».

Giacomo Leo, dell'ufficio legale di Cassina (gruppo Poltrona Frau) che deve tutelare una serie di prodotti di alto design sui quali paga royalties ai legittimi eredi degli autori, si accoda. A breve si andrà a giudizio a Milano proprio sulla chaise longue di Le Corbusier «che guarda caso ha avuto l'ok del tribunale per un provvedimento di urgenza. Un bel pasticcio».
La speranza diffusa, in realtà, è che l'incidente si possa superare in Parlamento in sede di conversione. Ma la questione esce in tal caso dalle aule di tribunale e dalle stanze degli avvocati per tornare in quelle del Parlamento e della politica.

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