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Questo articolo è stato pubblicato il 21 maggio 2011 alle ore 09:39.

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Il dato potrebbe essere viziato da effetti di stagionalità e andrà letto in modo approfondito più avanti, ma questo poco toglie al +8,1% degli ordinativi dell'industria nel mese di marzo rispetto a febbraio. Un dato che ha sorpreso gli stessi ricercatori dell'Istat. È vero che gli ordini hanno una componente di volatilità molto alta e scatti in avanti erano stati registrati anche ad aprile e ad agosto dell'anno scorso, ma un salto mensile così non si verificava da gennaio del 2006.

La parte meno bella della notizia è la conferma che a "tirare" è solo il mercato estero: gli ordini sono cresciuti del 15,5% contro uno striminzito +3,7% della componente interna. Economia italiana «anemica», dunque, come segnalava il Centro studi Confindustria pochi giorni orsono. In ogni caso, marzo ha mostrato – almeno per gli ordi – un andamento significativo i cui effetti si vedranno sulla produzione industriale nei mesi a venire.

Rispetto a marzo 2010 l'aumento degli ordinativi è stato del 21,2% (dati grezzi, +29,6% dall'estero) mentre nell'intero primo trimestre 2011 rispetto ai tre mesi precedenti l'incremento è stato del 6,3 per cento.
Meno eclatante è l'aumento del fatturato dell'industria, sempre relativo a marzo, comunicato dall'Istat. Rispetto a febbraio l'aumento è del 2% che diventa +3% nella media del primo trimestre rispetto al precedente. Nel confronto con marzo 2010 e tenendo conto degli effetti di calendario, il fatturato è aumentato del 12,2%. Il contributo più ampio, segnala l'Istat, viene dalla componente estera dei beni intermedi. Sono diversi i settori di attività che segnano aumenti a doppia cifra: si va dal +16% della fabbricazione di macchinari e attrezzature al +28,2 dei prodotti chimici, passando per il +21,5% della metallurgia e il +23,9% di computer, elettronica, ottica e apparecchi elettromedicali.

Tuttavia, per quest'ultima voce, ma anche per l'agricoltura, bisogna tenere conto dell'aumento delle materie prime come segnala il presidente dell'Anie, Guidalberto Guidi, che legge l'andamento del fatturato insieme al calo dell'attività industriale. «Sui dati a valore corrente – afferma Guidi – si riflette in molti comparti l'aumento delle materie prime che amplifica i tassi di variazione. I dati non muovono verso una crescita diffusa e continuativa».


Il ministro dello Sviluppo, Paolo Romani, considera «segnali incoraggianti» i dati di marzo, e «la conferma che la crescita della produzione si sta consolidando». Non sono dello stesso avviso Cgil, Cisl, Uil e Ugl che lamentano in coro la debolezza della domanda interna e l'insufficienza dell'export a influire in modo significativo sul Paese. «Ecco perché insistiamo – ha affemato Raffaele Bonanni, leader della Cisl – sulla riforma fiscale e sul taglio delle tasse».
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