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Questo articolo è stato pubblicato il 28 maggio 2011 alle ore 11:18.

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Flessibilità alla tedesca con «doppia opzione» (Afp)Flessibilità alla tedesca con «doppia opzione» (Afp)

FRANCOFORTE - La flessibilità non è nelle grandi generalizzazioni con cui vengono catalogati i Paesi europei la qualità più spesso attribuita alla Germania. Eppure, dietro alla ripresa economica tedesca vi sono costanza e sguardo lungo, ma anche un sistema associazionistico e contrattuale che negli anni è diventato più flessibile.

L'unico passaggio necessario per un'impresa in Germania è la notifica alla camera di commercio locale. L'iscrizione di un'azienda tedesca alle associazioni imprenditoriali non è obbligatoria, anche se nei fatti molte società sono membri dei diversi organismi professionali, di categoria o dei datori di lavoro.
Per esempio, Volkswagen è iscritta alla VDA, che raggruppa le case automobilistiche, ma non è membro della Gesamtmetall, l'associazione metalmeccanica tedesca. Di conseguenza VW applica un proprio contratto di lavoro, non quello di categoria, a differenza curiosamente della filiale Audi, iscritta alla Federmeccanica tedesca.

La stessa Gesamtmetall offre ai propri iscritti una certa flessibilità. I membri sono di due tipi. Vi sono aziende che applicano il contratto collettivo negoziato dall'associazione di categoria (in tutto 3.800, con oltre 1,7 milioni di lavoratori) e vi sono società che pur rimanendo iscritte non lo applicano (circa 2.500 per un totale di 320 mila persone).
Nata nel 1949, Gesamtmetall, presieduta dall'imprenditore Martin Kannegiesser, rappresenta 22 organizzazioni e 6.300 aziende che insieme danno lavoro a circa 2,1 milioni di persone. La flessibilità degli statuti dell'associazione tedesca è utilizzata soprattutto dalle piccole imprese; i grandi gruppi sono tendenzialmente membri a pieno titolo.

Questa situazione esiste da tempo nel sistema associazionistico tedesco. Più recente invece è l'aumentata flessibilità del contratto collettivo di lavoro nel settore meltalmeccanico. Fino a qualche anno fa chi applicava l'intesa firmata dalle parti poteva abbandonarla solo in casi molto particolari, quando la società era sul punto di chiudere.
Un accordo-svolta tra Gesamtmetall e IG Metall, raggiunto nel 2004 a Pforzheim (nel Baden-Württemberg), ha introdotto maggiore flessibilità, pur di aiutare l'economia a uscire dalla lunga stagnazione a cavallo del 2000, quando la Germania era sfiancata da un'unificazione costosa e dall'entrata nella zona euro con un marco sopravvalutato.

Le parti hanno introdotto nel contratto clausole che consentono alle imprese di disattendere almeno in parte l'intesa, anche in assenza di grave crisi aziendale. Nuove norme relative agli orari, alle vacanze o ai salari possono essere decise tra il management e il consiglio di fabbrica. Un benestare deve giungere da IG Metall e Gesamtmetall.
Deviare almeno in parte dal contratto è possibile purché l'obiettivo di fondo sia di creare nuove opportunità economiche e salvaguardare posti di lavoro. Martin Leutz, portavoce dell'associazione metalmeccanica tedesca, stima che negli ultimi sei anni questa possibilità è stata utilizzata da circa 800 imprese, sulle 3.800 che applicano il contratto collettivo di categoria.

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