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Questo articolo è stato pubblicato il 27 maggio 2011 alle ore 16:47.

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ROMA – Il discorso più importante del Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, sulle conseguenze della primavera araba apre anche una sfida per l’Europa. Solo nel caso in cui la partnership transatlantica dimostrerà la sua efficacia, come nel caso della Guerra Fredda e della fine della divisione dell’Europa, l’Occidente riuscirà a contribuire alla realizzazione delle speranze scaturite dalle rivolte arabe.

La crisi nei paesi vicini all’Europa del sud rispecchia un processo di trasformazione profonda che avrà conseguenze a lungo termine sulla regione, sull’Europa ed il mondo intero. La regione del Mediterraneo è vitale per il mantenimento della pace, della stabilità e della crescita economica in Europa. Non solo, i vicini del Mediterraneo guardano all’Europa come il loro partner naturale, mentre gli avvenimenti dell’area, come il processo di pace israelo-palestinese, hanno un impatto ben più ampio che implicano il coinvolgimento di partner globali, primi fra tutti gli Stati Uniti.

Gli eventi attuali, e non solo in Libia ma anche in Tunisia, Egitto, Siria, Yemen e Bahrein, rispecchiano la complessità politica di questi paesi e derivano da fattori diversi come la frustrazione per l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e la corruzione dilagante insieme alla richiesta di una maggior democratizzazione, di una riduzione delle disparità economiche e sociali e della creazione di posti di lavoro.

La risposta dell’Europa a questo processo deve avere come obiettivo quello di un processo di transizione rapido e metodico. Le proposte di una qualche forma di partnership per la trasformazione, basate su una riforma politica e nel pieno rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, devono tenere ben presente che, nei prossimi mesi, il panorama politico della regione rimarrà quasi sicuramente oscillante e tesa.

Non è sorprendente quindi che la stabilità regionale sia diventata una priorità estrema per gli europei. Il caos, la riemersione del terrorismo, la radicalizzazione dell’Islam estremista e consistenti flussi di immigrati verso l’Europa sono solo alcune delle minacce potenziali che l’Unione europea sta al momento prendendo in esame. Alla luce di ciò, l’UE dovrebbe fare tutto il possibile per prevenire un eventuale deterioramento della sicurezza della regione.

Proprio come il Piano Marshall, dopo il 1945, consisteva di un pacchetto di aiuti finanziari mirati alla ricostruzione ed al rilancio delle economie dell’Europa occidentale a sostegno della trasformazione democratica e della stabilità politica, allo stesso modo i paesi della primavera araba si trovano di fronte a sfide e bisogni simili. In questo contesto, dovremmo pertanto aiutare paesi come l’Egitto e la Tunisia, e possibilmente una Libia in pace, a rafforzare la loro stabilità politica attraverso un processo di democratizzazione.

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