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Questo articolo è stato pubblicato il 27 maggio 2011 alle ore 16:55.


PECHINO – Da una recente indagine della banca Hsbc è emerso che il renminbi, la moneta cinese anche detta yuan, diverrà nei prossimi mesi una delle tre principali valute di scambio nel mondo (insieme al dollaro e all’euro). Sembra che l’internazionalizzazione del renminbi sia progredita senza dare troppo nell’occhio. Le questioni ancora in sospeso riguardano l’eventualità o meno che lo yuan divenga a breve un’importante moneta internazionale e che sia sul punto di togliere al dollaro americano il dominio del sistema monetario internazionale.

Una valuta internazionale viene utilizzata e detenuta al di là dei confini del paese emittente e riveste il ruolo di unità di conto, mezzo di scambio e riserva di valore per residenti e non. Sono indubbiamente ampi i benefici che potrebbe trarre la Cina da un’eventuale internazionalizzazione della propria moneta:

· Eliminazione dei rischi sul tasso di cambio a cui sono esposte le aziende cinesi;
· Maggiore capacità di investimento per gli istituti finanziari cinesi, che potrebbero rafforzare la propria competitività nei mercati finanziari globali;
· Incremento degli scambi commerciali tra Cina e paesi vicini grazie alla riduzione dei costi di transazione;
· Ridotta necessità per la Cina di detenere asset in dollari americani e rischiare perdite di capitale sulle riserve di cambio del paese;
· Eventuale status di fondamentale valuta di riserva del mondo, che garantirebbe alla Cina più libertà di manovra nella politica economica domestica e internazionale.

Dal 2009 l’entusiasmo cinese per l’internazionalizzazione dello yuan riflette in parte la frustrazione legata agli scarsi progressi fatti per riformare l’architettura finanziaria internazionale e alla situazione di cooperazione finanziaria regionale. Le autorità cinesi sono dell’idea che l’internazionalizzazione del renminbi sia una possibile strada per determinare una serie di politiche a livello nazionale senza essere eccessivamente vincolati a condizioni esterne, eventualmente fuori dal suo controllo.

Finora la Cina ha compiuto notevoli progressi nell’uso del renminbi come valuta di scambio, sia per l’emissione di bond denominati in renminbi che per siglare accordi di swap sulle valute con le banche centrali estere. Ad Hong Kong i depositi in yuan stanno crescendo in modo esponenziale.

Malgrado tali risultati l’internazionalizzazione del renminbi potrebbe ancora fallire. Sono stati concessi diversi incentivi per favorire da parte delle aziende l’uso del renminbi per le transazioni, ma con un tasso di cambio sottovalutato e forti aspettative per un eventuale apprezzamento futuro del renminbi, gli importatori esteri di prodotti cinesi si rifiutano di ricorrere al renminbi per le transazioni, al contrario degli esportatori esteri, che sono invece ben lieti di accettare la moneta cinese. Di conseguenza, pur lasciando invariata la bilancia commerciale, la Cina si ritroverebbe con un’enorme quantità di riserve in valuta estera, anche se l’uso del renminbi come moneta di scambio potrebbe ridurne l’accumulo.

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